Ospedale Manzoni, presentato l’acceleratore lineare: è il primo grazie al PNRR

Presentazione Acceleratore Lineare

È stato presentato questa mattina nell’Aula Magna dell’Ospedale Alessandro Manzoni di Lecco il nuovo acceleratore lineare Elekta Versa HD, il primo acquistato grazie ai fondi del PNRR. Una novità all’avanguardia e motivo di vanto per l’ASST di Lecco, prima azienda sociosanitaria in Italia ad averlo installato.

Una macchina già in funzione dal 19 maggio presso il presidio ospedaliero lecchese, grazie alla quale è possibile erogare trattamenti ad alta precisione con maggiore appropriatezza e meno effetti collaterali.

Alla conferenza stampa, seguita successivamente dalla visita alla macchina nel reparto di Radiologia della struttura ospedaliera hanno partecipato il direttore generale di ASST Lecco Paolo Favini, il direttore del Dipartimento Area Medica ASST Lecco Antonio Ardizzoia, il direttore SC Radioterapia ASST Lecco Carlo Pietro Soatti, il sottosegretario all’Autonomia e ai Rapporti con il Consiglio Regionale – Regione Lombardia Mauro Piazza e il presidente Commissione Speciale “PNRR, monitoraggio utilizzo dei fondi europei ed efficacia dei bandi regioni” – Consiglio Regionale della Lombardia Giulio Gallera.

La presentazione dell’acceleratore lineare Elekta

«Oggi presentiamo un’ennesima eccellenza dell’ASST Lecco, l’acceleratore lineare Elekta Versa HD. Un macchinario che ha il pregio di essere stato messo a terra rapidamente con i fondi del PNRR, fondamentali per migliorare le prestazioni sanitarie che in Lombardia sono già di discreto livello. È un acceleratore lineare che produce radiazioni di alta energia e che permette un trattamento di diversissime tipologie di tumori. È ad alta precisione. Maggiore precisione, maggiore appropriatezza di cura e meno effetti collaterali. Un servizio nettamente migliore. Si affianca ad un acceleratore lineare di alto livello che avevamo già inserito nel 2019 e che abbiamo aggiornato per renderlo similare a quello che abbiamo già impiantato dallo scorso 19 maggio. I pazienti li abbiamo già trattati e abbiamo i risultati che ci aspettavamo. Costa all’incirca 1.500.000 di euro ma abbiamo messo a terra circa 2.000.000 di euro del PNRR perché è un acceleratore che permette il controllo del posizionamento continuo del malato e anche l’erogazione di terapia in base alla respirazione. La centratura sul nucleo che viene colpito riduce al minimo le dispersioni intorno al nucleo da curare. Riduzione degli effetti collaterali che possono essere generati dalla radioterapia. Permette, inoltre, dei trattamenti con un posizionamento un po’ più lungo e ua terapia momentanea leggermente allungata ma riduce nettamente le sedute di trattamento, aumentando il numero di pazienti che vi accedono. Un’implementazione del servizio grazie a Regione Lombardia e al PNRR» ha dichiarato Paolo Favini.

«Saranno sostituiti a livello nazionale 62 acceleratori, di cui almeno 18 arriveranno in Lombardia per due anni. Ciò implicherà un certo tipo di lavoro. Con Regione Lombardia stiamo costruendo una commissione apposta per evitare di perdere tempo. Normalmente per far partire un acceleratore ci vogliono quattro mesi, noi abbiamo chiuso la macchina il 20 marzo e fatto il primo paziente il 19 maggio, sessanta giorni di calendario giusti. Durante il periodo in cui lavoravamo con una macchina, quest’ultima riusciva a fare 44/46 pazienti di media al giorno, oggi sulle due macchine ci sono 59 pazienti. In questo momento abbiamo, in tutta la Regione, 85 acceleratori, trattiamo più di 30.000 pazienti all’anno, ma abbiamo 2.400 pazienti che sono in lista d’attesa per cominciare. L’aggiornamento consentirà di trattare sempre più pazienti; siamo passati da 690 circa nel 2018 a 860 pazienti l’anno scorso. Con maggiore precisione ci possiamo permettere di aumentare la dose, focalizzarla, trattare meglio i pazienti e meno effetti collaterali. Il tumore della mammella che veniva trattato in 30/32 sedute, oggi possiamo trattarlo in 15, massimo 20 applicazioni. In alcuni casi, per pazienti che hanno situazioni particolari, possiamo fare la terapia sulla mammella in una settimana con 5 applicazioni sul letto tumorale e ottenere gli stessi risultati. Vuol dire impegnare la famiglia 5 giorni invece di 30, una settimana invece di sei settimane. Con il tumore alla prostata siamo passati da 39 sedute a 27 sedute, con gli stessi risultati della chirurgia e gli stessi risultati che ottenevamo prima. Meno effetti collaterali, terapie più precise, la macchina ci consentirà adesso di fare alcuni trattamenti che dovevamo mandare al San Raffaele o all’Humanitas a Milano perché abbiamo i sistemi di monitoraggio del respiro. Due anni fa abbiamo acquistato una TAC che consente di studiare le fasi respiratorie e la posizione del tumore in funzione del respiro e adesso lo possiamo controllare anche sulla macchina e nel momento in cui il tumore passa sotto al fascio la accendiamo e quando si toglie la spegniamo, inviando direttamente lì le radiazioni. Significa metterci 20 minuti invece che 15, da quando il paziente si spoglia a quando si riveste. Forziamo i tempi del medico e del personale ma dobbiamo farlo perché dobbiamo rispondere alla richiesta; 7 malati su 10 avranno bisogno di radioterapia nel loro percorso oncologico. Con il dottor Ardizzoia stiamo facendo trattamenti che una volta non pensavamo di poter fare perché le macchine non ci consentivano di fare. Ora invece si fanno tre trattamenti su pazienti con metastasi ossee con poca aspettativa di sopravvivenza e ora abbiamo 36 mesi di speranza di vita» ha dichiarato Carlo Pietro Soatti.