Lecco, sindaco Gattinoni: «Il nuovo Municipio costa troppo, non è una priorità della città»

Servono oltre trenta milioni di euro per l'ex Politecnico, fino a 52 per l'ex Deutsche Bank.

«Non è una priorità della città». Così Mauro Gattinoni, sindaco di Lecco, ha tirato con forza il freno sull’avanzamento dell’iter per dare una nuova casa al Comune di Lecco. Le cifre sono presto fatte: si sfonda quota 30 milioni di euro per abbattere e rimettere in piedi l’ex Politecnico di via Marco d’Oggiono, si balla tra i 44 e i 52 milioni per condurre i lavori all’interno dell’enorme stabile dell’ex Banca Popolare di Lecco prima e Deutsche Bank poi, chiuso da settembre 2011 e diventato spesso temporanea casa dei senza tetto nel corso degli anni. A tirare una linea blu sul fascicolo di piazza Giuseppe Garibaldi è la relazione redatta dal Politecnico di Milano, presentata da Francesco Vitola, project manager dell’Ateneo, durante la seduta della Commissione I di giovedì 20 ottobre.

Determinante l’aumento dei prezzi

Ai tempi della compravendita con Regione Lombardia, datata 2018, sarebbero bastati circa 11 milioni per i lavori di ristrutturazione, ma l’aumento dei prezzi e una diversa idea sugli stessi, che allora sarebbero stati più minimal, rende impraticabile anche il ritorno verso la vecchia strada. E questo ha voluto dire rinunciare ai circa 7 milioni di euro che sarebbero arrivati dal Pnrr per la rigenerazione urbana, un punto che ha fatto da trampolino per parecchie polemiche andate dritte addosso alla maggioranza nel corso degli ultimi e infuocati mesi.

Rinunciare alla ristrutturazione per valorizzare gli altri spazi pubblici

Dopo la presentazione della relazione, il sindaco Mauro Gattinoni ha detto a chiare lettere che «basandosi su un approccio all’inglese, nessuna alternativa è praticabile per il Comune perché sono investimenti fuori scala, che genererebbero indebitamento per i lecchesi. Quella cifra penalizzerebbe tutte le altre attività in programma, non ci penso nemmeno: pensiamo a riqualificare e valorizzare gli altri spazi pubblici della città. Il tema della nuova sede, che rimane necessaria, non è una priorità». Rimane, quindi, la dislocazione degli edifici comunali in cinque zone diverse del capoluogo, mentre a Palazzo Bovara è stato recentemente portato a termine l’intervento di messa in sicurezza dell’Anagrafe.«Chi doveva farlo non è partito per tempo – ha poi aggiunto Gattinoni guardando alla precedente amministrazione -, ma si sarebbe comunque dimostrata una sciagura. Avremmo dovuto pagare 30-34 milioni per fermare il cantiere. Abbiamo fatto bene a svolgere questi accertamenti».

La chiosa finale del primo cittadino

Chiusura affidata al sindaco Gattinoni: «Oggi abbiamo messo un punto fermo, nessuno ha pronunciato qualcosa di diverso rispetto al “fermi tutti”. Lo terrei ben saldo, visto che siamo tutti d’accordo, una volta evaporata la retorica di questa sera. Non è un braccio di ferro tra chi c’era prima e chi c’è oggi. Nuove soluzioni non potranno passare dall’acquisto di un nuovo immobile, ma dalla rimodulazione di spazi già esistenti: facciamo insieme un prossimo percorso, in tempi così complicati la responsabilità non può essere solamente di una parte».