Insieme per Dervio, ancora veleni sulla casa di via Martiri

La vicenda della casa di via Martiri 9 a Dervio, acquistata dal Comune, continua a creare veleni tra le forze politiche e il gruppo Insieme Per Dervio stigmatizza l’operato della Giunta, come un “pasticcio”. 

Il gruppo di minoranza fa sapere di aver già presentato cinque interrogazioni sull’argomento, finora senza risposta; è stata respinta anche una richiesta di sopralluogo al fabbricato, al quale invece hanno avuto accesso altre persone.

Le domande dell’opposizione: perché tanta fretta?

«La Giunta non risponde nella speranza di ottenere il via libera alla demolizione e far finire tutto nel dimenticatoio, ma sono tante le domande che si fanno i Derviesi: perché l’edificio era ristrutturabile fino a poco tempo fa e ora va demolito? – scrivono gli oppositori – Perché la Giunta ha speso tanti soldi per acquistare un immobile da demolire? Perché ha cercato di demolirlo senza avere le autorizzazioni previste dalla legge, che devono invece rispettare tutti i cittadini? Perché ha cercato di fare tutto in fretta, durante le festività di fine anno, quando già due anni fa aveva dichiarato interesse per l’immobile senza però far seguire nulla? Perché, se l’edificio costituisce davvero un pericolo, non è stato transennato subito e in modo serio, permettendo a centinaia di persone di passare sotto di esso e di accedere ad edifici pubblici che, come dice il Comune stesso, sarebbero esposti al pericolo di crollo del fabbricato? Possibile poi che non ci siano utilizzi alternativi dell’edificio, considerata la grande necessità di spazi pubblici in paese?» 

Poi continuano:«Nell’immobile, di proprietà di quattro persone, tra cui due cugine di secondo grado del sindaco, ancora pochi mesi fa un’impresa edile proponeva di realizzare appartamenti ristrutturando l’esistente, come illustrano inequivocabilmente i cartelli ancora visibili sulla recinzione, a dimostrazione implicita di come le sue condizioni non fossero poi così disastrose come viene prospettato ora. L’operazione immobiliare non è decollata e l’edificio è stato acquistato dal Comune che ne ha deciso la demolizione, ma la cronologia della vicenda non fa che aumentare dubbi e perplessità».

Sulla vicenda abbiamo chiesto un chiarimento al sindaco che per ora ha preferito non rispondere.  

Una storia ormai lunga oltre due anni

Vediamo nel dettaglio la cronoloigia della vicenda: Già il 23 dicembre 2020 il sindaco, in un video sul canale Facebook del Comune, annunciava che l’immobile sarebbe stato acquistato per realizzare asilo nido e nuova sede della biblioteca, ma per due anni non se ne sa più nulla.  Il 10 settembre 2022 il Consiglio Comunale approva l’acquisto per 242.382 euro dell’immobile “da adibire preferibilmente ad asilo nido (piano terra) e altre destinazioni pubbliche” per “riqualificare a uso pubblico l’immobile”, come indica la delibera: l’acquisto viene concluso dopo soli 6 giorni.  Il 3 ottobre il Comune acquisisce un preventivo per la demolizione del fabbricato, dalla stessa impresa che già proponeva di ristrutturarlo in appartamenti, datato 5 agosto e quindi precedente al Consiglio in cui si è votata la riqualificazione dell’immobile.  Il 7 dicembre la Giunta approva la demolizione (29.142 euro) stabilendo un record: in questa delibera tutti i ruoli previsti dalla legge sono interpretati dalla stessa persona, l’assessore esterno ai lavori pubblici, che è contemporaneamente committente ed esecutore, controllore e controllato. Come membro della Giunta infatti approva un progetto che è stato predisposto direttamente da lui, che è pure responsabile dell’ufficio tecnico comunale e che viene nominato anche come Responsabile Unico del Procedimento: sempre lui provvede alle procedure di validazione e di verifica del progetto esecutivo, ricoprendo quindi tutti i ruoli possibili in questa delibera, che contiene evidenti e gravi errori. Inoltre, la delibera stessa ammette che non esistono tutte le autorizzazioni necessarie all’immediata cantierabilità del progetto. 

Il treno è ormai in corsa: il 21 dicembre la Giunta approva l’ampliamento della piazza del municipio (250.000 euro), decidendo di non realizzare più sull’area acquistata quanto annunciato nel 2020. Due giorni dopo, l’ufficio tecnico avvia le procedure di affidamento dell’incarico di progettazione nonostante risulti “depositato il progetto relativo all’intervento di ampliamento piazza municipio” e quindi, almeno a chi legge, sembra che il progetto esista già. L’incarico viene comunque affidato il 28 dicembre (17.680 euro) dopo una procedura durata 5 giorni comprese le festività natalizie.  Il 27 dicembre l’ufficio tecnico comunale deposita una “relazione tecnica sullo stato di degrado del fabbricato” in cui chiede di metterlo in sicurezza con urgenza, attestando condizioni “tali da costituire un pericolo di crollo ai danni della pubblica via e degli edifici adiacenti”. Ciò nonostante, non vengono presi provvedimenti per impedire il transito nelle vie adiacenti, tanto che il 29/12 in palestra si tiene un concerto di cori con centinaia di persone che passano a fianco del fabbricato dichiarato pericolante, il 31/12 si tiene la festa di capodanno in piazza, e in tale periodo centinaia di persone utilizzano le due stradine adiacenti il fabbricato per recarsi in piazza del municipio o in luoghi limitrofi. Solo una settimana dopo vengono posizionate delle transenne, sia pure alquanto “ballerine”, ma la necessaria ordinanza verrà emessa solo l’11 gennaio, il giorno dopo l’interrogazione della minoranza che chiede con quale provvedimento sia stata chiusa al transito via Mazzini. Non viene invece applicata nessuna restrizione per impedire l’accesso a municipio, palestra e scuola primaria, almeno per le porzioni di questi edifici interessate dal “pericolo di crollo ai danni degli edifici adiacenti” indicato nella relazione dell’ufficio tecnico. E in questo fine settimana, alla scuola primaria ci sono pure i seggi per le elezioni regionali.

Il 2 gennaio 2023 viene stabilita con ordinanza la demolizione del fabbricato, motivata dal sindaco col “pericolo di crollo delle costruzioni sulla via pubblica e verso l’area di accesso a scuola primaria e palestra” senza che tali aree fossero state inibite al transito. Lo stesso giorno però la Soprintendenza di Milano fa revocare l’ordinanza di demolizione del fabbricato, che risulta tutelato dall’art. 10 del Codice dei Beni Culturali. La legge, infatti, vieta la demolizione di edifici pubblici antichi prima che la Soprintendenza abbia stabilito l’eventuale interesse dell’edificio stesso e stabilisce che chiunque proceda senza autorizzazioni sia punito con l’arresto fino a un anno e con ammenda fino a 38.734 euro. Per ottenere eventualmente tale autorizzazione serve una procedura che andava completata per tempo, ma che la Giunta avvia con colpevole ritardo: il 24 gennaio viene incaricato un tecnico che già il giorno dopo invia la relazione da trasmettere alla Soprintendenza, cui ora spetta la decisione sulla demolizione come previsto dalla legge. 

La Giunta, senza coinvolgere il Consiglio Comunale né altri organismi di partecipazione, ha cambiato più volte il destino dell’area impegnando finora risorse per oltre 522 mila euro.