Elezioni2022, Maurizio Lupi un moderato per il lecchese

Maurizio Lupi, già ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, è il leader di Noi Moderati, la lista centrista della coalizione di centrodestra che mette insieme il suo partito (Noi con l’Italia), L’Italia al centro del presidente della Liguria Giovanni Toti, Coraggio Italia del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e l’UDC di Lorenzo Cesa, uno degli storici fondatori del Partito popolare europee. Dal 2001 è eletto alla Camera dei deputati nel vecchio collegio uninominale di Merate, allargato quest’anno a tutta la provincia di Lecco. Si racconta in una intervista con il Cittadino.

Per il territorio fondamentali le infrastrutture e l’Ospedale di Merate che non si tocca

«Partiamo dai problemi logistici e di viabilità: ci sono da completare la Lecco-Bergamo, il Ponte di Paderno d’Adda e la Tangenziale est. Decisivo per il territorio è il rafforzamento dell’Ospedale di Merate e c’è poi un problema generale, questo è un territorio di Comuni virtuosi, ben amministrati che arrivano a fine anno sempre con avanzi di bilancio: devono poterli usare in spese extra, questo avrebbe indubbi vantaggi soprattutto per la viabilità e la logistica, e sappiamo quanto questo settore sia importante per lo sviluppo delle imprese che costituiscono il tessuto economico e sociale del territorio».

 Di cosa soffre maggiormente secondo lei il nostro paese e il nostro territorio?

«Della mancanza riconoscimento dell’opera di chi si assume liberamente responsabilità per rispondere ai problemi della gente, siano essi imprenditori, amministratori locali, associazioni di volontariato del terzo settore nel campo del welfare come in quello della salute, dell’educazione e della cultura. Quello che manca è una vera applicazione del principio di sussidiarietà, che ha infinite applicazioni, dal sostegno economico alla defiscalizzazione, alla semplificazione burocratica. Le imprese oggi spendono 57 miliardi di euro in burocrazia, 312 ore l’anno in adempimenti burocratico-amministrativi, e questo implica una mancata crescita del Pil di altri 70 miliardi. Semplificare tutto questo vuol dire liberare energie per lo sviluppo della società e per il benessere delle persone».

 Crede che i rappresentanti per Lecco in Parlamento siano troppo pochi?

La riduzione del numero dei parlamentari – a cui abbiamo votato contro solo in 14 tra cui il sottoscritto, penalizza evidentemente la rappresentanza dei territori. Io conto di esserci, vedremo anche come vanno i risultati della parte proporzionale.

Il suo programma in pillole

In estrema sintesi. Innanzitutto un grande investimento sulla scuola: l’adeguamento dello stipendio ei professori italiani a quello dei loro colleghi europei, la realizzazione di un’alleanza, più che dell’alternanza, tra scuola e lavoro (laddove questo esiste, come ad esempio in Germania, la disoccupazione giovanile è al 6,6%, da noi è al 30%), l’attuazione, finalmente, della legge sulla e parità scolastica e sull’autonomia delle scuole. I nostri ragazzi non hanno bisogno di una dote a 18 anni, hanno bisogno di una scuola di qualità, che li introduca personalità mature all’università o nel mondo del lavoro, questa è la loro vera dote. Il sostegno alla famiglia e alla natalità con l’aumento dell’assegno unico e l’innalzamento dal 30 al 67% dello stipendio per i congedi di maternità e di paternità, come già avviene in altri Paesi. Infine il sostegno alle imprese: oltre alla sburocratizzazione di cui ho già parlato, occorre (riformare il reddito di cittadinanza, perché è il lavoro e non l’assistenzialismo la risposta alla povertà. Il reddito di cittadinanza costa 8 miliardi l’anno, lasciamone tre per aiutare chi è inabile al lavoro e diamo i restanti 5 miliardi alle imprese che assumono chi oggi riceve il reddito. Inoltre proponiamo di defiscalizzare totalmente gli aumenti di stipendio sino a 200 euro per i lavoratori che hanno un reddito fino a 35.000 euro»

Perché votarla?

«Perché l’Italia ha bisogno di Noi Moderati. Serve competenza, responsabilità, senso del dovere oltre che rivendicazione dei propri diritti; serve gente che abbia un approccio pragmatico e non ideologico ai problemi; gente che abbia come metodo il confronto, anche duro ma rispettoso delle ragioni degli altri, e non lo scontro; gente che i problemi li vuole risolvere concretamente e non solo agitarli come strumento di propaganda per farsi dare astrattamente ragione; gente che sa che la strada per il benessere delle persone e delle famiglie non è l’assistenzialismo di stato ma il lavoro, e che bisogna sostenere chi lo crea, le imprese; gente che conosce la storia del nostro Paese, fatta di solidarietà, di aiuto a chi fa fatica; gente che non agita miraggi rivoluzionari ma riforme realizzabili. Le donne e gli uomini così in Italia sono tantissimi, negli ultimi anni si sono spesso rifugiati nell’astensionismo e cercano qualcuno che li rappresenti e siamo noi».