Processo Ziliani, a Brescia il calolziese Mirto Milani in aula: l’abbiamo uccisa per difenderci

«Ho rotto il patto che avevo stretto con Silvia Zani e Paola perché volevo uccidermi e in carcere ero stato oggetto di violenza. Chiedo scusa per il male che ho fatto a Laura Ziliani e a tutti quelli che conosco, ho ingannato anche i miei genitori e chiedo perdono». Per la prima volta, nelle fasi finali del Processo che si sta celebrando a Brescia in Corte d’Assise sull’omicidio di laura Ziliani la ex vigilessa di temù uccisa la notte dell’8 maggio 2021 nella sua casa di temù, Mirto Milani chiede scusa. Il trentenne di Calolziocorte, fidanzato da anni con Silvia Zani e con una relazione anche con la sorella Paola è sul banco degli imputati con le accuse di omicidio volontario in concorso e occultamento di cadavere aggravato dalla premeditazione.

Dopo l’interrogatorio di Silvia, durato quattro ore, anche Mirto nel suo esame ha ribadito il movente del delitto per loro: «Eravamo certi che Laura volesse uccidere le figlie perché le odiava e lo dimostrava – ha detto – così abbiamo deciso inizialmente io e Silvia di ucciderla. abbiamo fatto una cosa abominevole e non dovevamo più parlarne dopo».

Ecco come Mirto ha raccontato il delitto: «La sera dell’omicidio avevamo pensato di mettere benzodiazepine nei muffin; l’ho fatto io con una siringa ho iniettato 30 gocce, poi Silvia ha chiamato Laura per chiedere dove fosse e quando è arrivata io mi sono nascosto sotto il letto nella camera di Paola, perché nella nostra idea, se non fosse successo nulla, io me ne sarei andato via .

Dopo che Laura è andata in camera sua a dormire, dopo aver mangiato solo un muffin, abbiamo aspettato che luce si spegnesse, poi ci siamo vestiti con magliette con maniche lunghe e pantaloni e mentre mi vestivo avevo dubbi, pensavo che fosse sbagliato, che dovevamo fermarci. A quel punto silvia mi ha mandato a quel paese, è uscita da stanza e io solo con Paola ho pensato di convincere Silvia a desistere…poi Silvia ha chiamato Paola e io sono rimasto solo camminando avanti e indietro pensavo sì ci ripenseranno, poi ho sentito un grido soffocato e ho realizzato che stava succedendo… Ho pensato di scappare e andare via sono uscito arrivato davanti a porta camera Laura, ho visto Silvia che strangolava e Paola che la teneva ferma io allora … Mi sono introdotto nella camera e ho messo anche io la mia mano sul collo di Laura. L’ho fatto perché sennò avrei perso le ragazze..»

Ha poi raccontato : «L’ha spogliata Silvia poi, come visto in Dexter, le ha messo pellicola intorno alle braccia e gambe e poi l’abbiamo portata alla fossa. Per riempire la buca di cemento e sabbia del posto, dopo abbiamo ricoperto con erbacce. Era coperta del tutto, non avanzava fuori alcuna parte del corpo. ..Noi avevamo fatto un patto: che quello che era successo quella sera non bisognava più ritirarlo fuori un accordo zitti per quello e abbiamo Resettato i telefoni per paura che ci localizzassero visto che lo avevamo portato dietro».

Mentre Silvia ha cercato di sollevare da responsabilità dirette nella premeditazione del delitto la sorella Paola, Mirto ha confermato di avere paura di non uscire più dal carcere. Negato del tutto anche da lui il movente economico benché come ha ammesso egli stesso: «Non lavoravo, ma subaffittavo la casa che avevo affittato da Laura a Temù a 300 euro al mese; lo facevo a 70 euro al giorno». Il processo prosegue con nuovi testi a maggio e a luglio è prevista la sentenza.