Processo per l’omicidio di Laura Ziliani, la difesa di Mirto Milani: no all’ergastolo

Mirto Milani si è opposto all’azione omicidiaria e ha fatto di tutto per impedirlo, ha anche tolto la mano di Silvia dalla gola della povera Laura, poi l’ha fatto lui. Non accetterò quello che dice Silvia ovvero che Laura era già morta quando è entrato Mirto. Così l’avvocato difensore di Mirto Milani, il giovane calolziese a processo per il delitto della mamma della sua findanzata, Laura Ziliani, 55 anni, nella casa di montagna di Temù avvenuta l’8 maggio 2021.

La Corte d’Assise di Brescia si ritirerà il 7 dicembre per la sentenza sia per Mirto Milani, che per Silvia e Paoila Zani, le due figlie della vittima entrambe legate a doppio filo con Mirto. I tre secondo l’accusa hanno premeditato il delitto, avvelenando più volte la mamma con le benzodiazepine, decidendo poi di agire la notte della festa della mamma dopo averla sedata con il farmaco nella torta preparata da loro stesse. Il movente sarebbe nell’odio delle figlie per la mamma ma soprattutto in un movente economico. I tre avrebbero agito di concerto secondo i periti psichiatrici che li hanno giudicati tutti capaci di intendere e volere. Ma tutto il processo e soprattutto le difese è stato teso a dare un peso diverso alle respobnsabilità dei tre.

Mirto manipolatore o manipolato da Silvia? Secondo la sua difesa sarebbe stato lui il debole tra i tre. «Mirto è l’unico che si è sempre assunto le sue respnsabilità e l’ unico che no hai mai cambiato versione dei fatti – dice la difesa – Mirto si tira indietro il 16 aprile (tentativo di avvelenamento più pesante) el’8 maggio: se avesse prevalso la sua volotnà non sarebbe avvenuto l’incidente».

La difesa ha dunque chiesto di recedere dall’accusa del tentato omicidio e poi di rivedere la richiesta dell’ergastolo non ravvisando in Mirto la premeditazione, ma un atto dovuto ad un raptus.

«Mirto aveva bisogno di essere accettato e sentirsi parte del gruppo e se ha agito è stato solo per quello – aggiunge il difensore – Mirto non fa la differenza, è debole con poca autostima e ha la motivazione meno forte; il suo movente è il riflesso dell’azione delle altre e agisce perché deve raggiungere Paola e Silvia>». Inoltre la difesa ha insistito sul fatto che Mirto era anche succube di una mamma impicciona e invadente, riferendosi agli interessi per le proprietà della Ziliani quando ancora la donna era solo considerata scomparsa, visto che il cadavere venne ritrovato per caso solo tre mesi dopo l’8 maggio. Comunque per Mirto è chiesta l’assoluzione. La sentenza è fissata il 7 dicembre.

La chiamata che fa per chiedere del tfr della persona scomparsa

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il piano messo in atto era mal congegnato esempio il pigiama viene tolto e non vestito da montagna ma se dicono che era scomparsa in montagna…le scaroe e ricercare la seconda scarpoa, bruciare i vestiti, scrivere i movimenti della mattina e non coerenti negli orari

la giovane età e la confessione e il perdono va considerata ma lui chiede di rinunciare a presunzione di innocenza. La sua confessione non è tardiva…spiega tutto è solo la confessione di mirto che dice che è stata asfissiata

non  potete evitare di dimentica l’umano la pena non può essere ergastolo