Processo al calolziese Mirto Milani, in aula i genitori

«L’orrore commesso da mio figlio, ha devastato mia vita e di tutti ..Quando ci ha detto cosa aveva fatto, ci è crollato il mondo addosso; io ci avevo sempre creduto fino ad allora. Il pensiero che mi sarei trovata a pochi passi da lui con tutte le telecamere, mi fa mancare. Prego per la sua anima e spero venga fuori cosa c’è di buono in loro un giorno. Non ho ancora la forza di perdonarli». Parole dure quelle pronunciate dal banco dei testimoni davanti alla Corte d’Assise di Brescia, da Mirna Donadoni, la mamma di Mirto Milani imputato insieme alla sua ex fidanzata Silvia Zani e alla sorella Paola di aver ucciso la mamma delle ragazze Laura Ziliani la notte dell’8 maggio 2021 a Temù. Il cosiddetto Trio diabolico, che però si è sciolto con la confessione di Mirto e poi durante il processo,è accusato anche di occultamento di cadavere.

La mamma di Mirto, che fino a poco tempo prima il delitto, abitava a Calolziocorte e frequentava molto la vita sociale e culturale di Olginate, anche perché Mirto canta la lirica e suona, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere ma con voce piangente e balbettando è riuscita a leggere quella lettera straziante. Il padre Ruggero, invece, ha rifiutato di parlare ma prima di uscire dall’aula ha salutato il figlio con un colpetto in testa tra il buffetto e lo scappellotto.

Il ruolo della mamma e del papà di Mirto, che viveva solo subaffittando un appartamento che proprio Laura Ziliani li aveva concesso in uso a Temù, sarebbe stato importante da ricostruire. La mamma infatti, pochi giorni dopo la scomparsa di Laura, il cui cadavere fu ritrovato sul greto del fiume Oglio ad agosto del 2021, era già sistemata a casa della donna e aveva chiamato Caf e uffici vari lecchesi per chiedere di riscuotere il Tfr. Il giudice Spanò per comprendere queste dinamiche ha interrogato come testimone l’avvocato civilista che seguiva le sorelle Ziliani e Mirto, Elisa Invernizzi di Olginate la quale ha riferito che era spesso la mamma di Mirto ad interfacciarsi con lei per decidere come gestire il patrimonio di Laura Ziliani. In aula è stato sentito anche un ex compagno di cella di Milani che ha spiegato:«È stato l’altro compagno di cella a convincerlo a confessare – ha detto – poi lui ha scritto anche un biglietto ai suoi, che ha nascosto in un lenzuolo da lavare, in cui chiedeva di depistare le indagini». Mirto ha ascoltato tutto in silenzio e ad un certo punto ha voluto precisare: «È vero che ho scritto quel biglietto per depistare ma non inventato tutto e chiedendo a mia madre di spedirlo alla Procura ho inventato un tecnico che non esiste, loro non hanno accettato di fare ciò che chiedevo».

L’udienza si è chiusa con l’aggiornamento a settembre quando verranno sentiti i consulenti della difesa e il pm inizierà la sua discussione.