Molestie o battute di spirito? una differenza sostanziale

La Conferenza delle Donne Democratiche della provincia di Lecco – CDD – ha appreso dalla stampa locale e dalle associazioni firmatarie del documento inviato al Dott. Favini Direttore generale ASST Lecco in merito all’increscioso comportamento del medico “gettonista” che ha espresso verbalmente e inserito nel referto parole, senza ombra di dubbio, definibili come sessiste e collocabili nei comportamenti di molestie verbali .
Nonostante la disciplina giuridica delle molestie sia stata introdotta nel nostro ordinamento con il Decreto legislativo n. 145 del 2005, poi trasfuso nel Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Decreto legislativo n. 198 del 2006), ancora oggi è sottaciuto e spesso frainteso data la sua complessità rispetto ad altre forme di Violenza contro le donne come il femminicidio.
Ben ha fatto la giovane donna a rendere pubblico quanto accaduto!
Il campo delle molestie è vasto: dallo stalking al revenge porn e a molto altro.
Dobbiamo far emergere il problema, dare voce a chi si sente ancora fragile per portare allo scoperto quanto ha subito o sta subendo.
Va fatta chiarezza e vanno dati strumenti affinché le persone – soprattutto le ragazze e i ragazzi e le giovani donne che appartengono ad una generazione che ha apparentemente vissuto meno i tabù legati ad una sessualità consapevole e libera – siano consapevoli delle manipolazioni che ancora sono agite in molti contesti.
Nello specifico quanto avvenuto rende necessario porre il tema per più di un motivo:
1) Un medico non dovrebbe sentirsi in una posizione di potere, questione rilevabile negli ambiti in cui esiste una gerarchia organizzativa come il lavoro o realtà associative e/o politiche, ma di servizio e cura nei confronti di una/un paziente.
Non è pensabile che in tale contesto la persona, giovane donna in questo caso, viva una situazione di molestia quale “fastidio o un disagio che produce turbamento del benessere fisico o della tranquillità” .
2) A rendere ancor più problematico affrontare cambiamenti culturali radicati è la situazione in cui versa la Sanità pubblica che delega, pensando di risolvere il problema della carenza di personale sanitario nei servizi sanitari pubblici, a “medici a gettone”
non inseriti nel contesto formativo e professionale dei Pronto Soccorsi Ospedalieri pubblici e quindi senza gli indirizzi e la condivisione della “ Cultura Sanitaria” necessaria per operare in sintonia a favore della/del paziente .
3) Non va, infine, sottovalutata la dimensione culturale. Dall’alto giungono esempi istituzionali pubblici che esortano, pur indirettamente, a confermare una presunta superiorità dell’uomo sulla donna con affermazioni maschiliste.
Spesso sentiamo definire “simpaticoni” o rimandare addirittura ad una presunta provocazione da parte dei soggetti (non è un
problema solo nei riguardi delle donne ma anche di giovani di diversi orientamenti sessuali). Queste “giustificazioni” non sono più accettabili: le persone che riversano la responsabilità dei loro comportamenti sui soggetti che hanno subito devono essere oggetto di azioni che ne limitino l’esercizio, professionale e/o di responsabilità collettive. Non va permesso che, passo dopo passo questi individui sviluppino strategie che offrono legittimazione al proprio comportamento scorretto.
Non è in questo senso del tutto accettabile quanto dichiarato dal presidente dell’ordine dei medici , prof. Ravizza.
Nel privato dei suoi rapporti amicali nessuno mette in discussione la qualità e le modalità di relazionarsi all’altra/o ma nell’esercizio di funzioni pubbliche va posta la dovuta attenzione a quanto si dichiara: il tentativo di sdrammatizzare, spesso, ha proprio la stessa matrice culturale che impedisce l’evoluzione verso una reale parità di genere.
Pertanto chiediamo che

  • l’ATS proceda con l’indagine indicata nell’articolo come avviata all’interno della quale vengano accertate le responsabilità e che
    se ne renda conto in merito ai tempi e agli esiti all’opinione pubblica
  • venga verificato se nella convenzione con la cooperativa è previsto un codice etico che garantisca da parte dei medici un
    comportamento rispettoso delle donne, che non le veda come preda e pertanto oggetto di commenti non graditi o di atteggiamenti
    non rispettosi della persona.