Estate a tavola, no ai menu “acchiappaturisti” e occhio ai piatti che sfregiano la cucina italiana

Trezzi: “In agriturismo vince il recupero delle ricette di tradizione: così si fa un turismo gastronomico vincente. Sul Lago di Como sempre più agricoltura nel piatto anche al ristorante”

OMO-LECCO – No ai menu “acchiappaturisti” che ai quattro angoli del mondo sfregiano il made in Italy con ricette improponibili, tra cui spiccano la pizza all’ananas e la Carbonara fatta addirittura con la “carne” di pollo sintetico servita in un ristorante a Singapore. Un autentico insulto fatto nel mondo alla vera cucina italiana candidata all’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità dell’Unesco: ma la storpiatura delle ricette italiane diventa un fantasy horror a tavola nel quale tutto pare permesso dalla carbonara la besciamella al tiramisù senza mascarpone, dall’olio di semi per la cotoletta alla milanese, alla caprese servita con formaggio industriale al posto della mozzarella di bufala o del fiordilatte. E nella “galleria degli orrori” non può mancare la pizza nelle versioni più inimmaginabili e immangiabili, da quella con l’ananas a quella di pollo.

E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in occasione dell’assemblea nazionale a Roma a Palazzo Rospigliosi dove è stato aperto il primo salone della falsa cucina italiana con i menù acchiappaturisti diffusi in tutti i continenti che sfregiano i piatti della tradizione nazionale, messi in tavola e smascherati per l’occasione con l’aiuto di esperti cuochi contadini per il focus sulla candidatura a patrimonio immateriale dell’Unesco della cucina italiana ed il suo impatto su economia, lavoro, salute e turismo.

“Anche sul lago di Como, la gastronomia tipica e di qualità sta diventando un elemento di forte attrazione per i turisti” commenta il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi. “Piatti di tradizione si trovano regolarmente negli agriturismi di Terranostra, che grazie alle piattaforme di prenotazione online oggi accolgono e “coccolano” turisti provenienti dai quattro angoli del pianeta e che restano stupefatti dalla bontà della cucina contadina che si tramanda sul lago di Como. Ma un plauso va anche a tutti i ristoratori che scelgono di portare in tavola il territorio, scommettendo sulla qualità e rifornendosi direttamente dalle aziende agricole seguendo il principio di una filiera territoriale”.

La vera cucina italiana è minacciata nel mondo da una selva oscura di ricette tarocche o quantomeno improbabili con il 60% dei turisti italiani all’estero che secondo l’analisi Coldiretti/Notosondaggi si è trovato nel piatto maccheroni con il cheddar, spaghetti con le polpette di carne, rigatoni con pollo e pesto, pasta al pesto proposta con mandorle, noci o pistacchi al posto dei pinoli o spaghetti allo bolognese con ragu e prezzemolo diffusi in tutto il mondo tranne che nella città emiliana.

Una situazione sulla quale davanti a rappresentanti degli agricoltori arrivati da tutte le regioni per l’assemblea nazionale della Coldiretti a Roma a Palazzo Rospigliosi, fa il punto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini con, tra gli altri, il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, il Ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro per gli affari europei, le politiche di coesione e il PNRR Raffaele Fitto, il Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara, mentre in collegamento dl ministro dell’agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida.

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine” osserva il presidente Trezzi nel sottolineare che “l’agropirateria” internazionale nei confronti dell’Italia ha raggiunto i 120 miliardi”.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati, anche con nomi e grafiche che ricordano l’Italia, ci sono i formaggi – spiega Coldiretti – a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina.

Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco – spiega Coldiretti – che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata.

“Per sostenere il trend di crescita del vero Made in Italy serve ora agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo” sottolinea il presidente di Coldiretti Como Lecco Trezzi, nel rimarcare che “è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’ICE e con il sostegno delle ambasciate L’obiettivo è far crescere l’export agroalimentare dai 61 miliardi attuali ai 100 miliardi nel 2030”.