Delitto Ziliani, oggi inizia il processo alle figlie e al fidanzato lecchese

Si apre a Brescia il processo in Corte d’Assise a Paola e Silvia Zani e a Mirto Milani, ventottenne di Olginate, accusati di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere della mamma delle ragazze, Laura Ziliani, vigilessa di 55 anni.

Un processo a dire il vero non ricco di colpi di scena se si considera che i tre imputati hanno confessato di aver prima drogato con benzodiazepine e poi soffocato la povera Laura nella notte dell’8 maggio 2021 a Temù dove la famiglia Zani ha alcune proprietà immobiliari e dove le giovani con Mirto vivevano da qualche mese. Il pm Caty Bressanelli ha citato sette testimoni: la mamma della vittima che è stata tra i primi a nutrire dei sospetti quando la figlia era scomparsa l’otto maggio 2021 e che aveva sentore dell’odio che le figlie provavano per la povera Laura; ci sono poi i carabinieri di Breno, che hanno condotto le indagini, e anche il residente che dal balcone di casa aveva visto Mirto e Silvia entrare in un bosco dove poi è stata recuperata una scarpa della vittima. Il cadavere fu ritrovato sul greto del torrente dopo due mesi quando per il caldo l’acqua lo restituì emerso dal fango.

Le confessioni e la storia

«Volevamo ucciderla già durante il lockdown poi non ce l’abbiamo fatta. La sera che è venuta a Temù l’aspettavamo per le 20.30, il piano era raggiungerla a metà scala dove  Silvia l’avrebbe bloccata da dietro mentre io e Paola l’avremmo soffocata. Ma Laura dice che sarebbe arrivata alle 22 così prepariamo dei muffin ai mirtilli riempiti di benzoziadiepine. Lei però non cade subito e quindi dobbiamo aspettare…». Inizia così il racconto che Mirto Milani, imputato dell’omicidio della suocera Laura Ziliani insieme alle figlie di lei Silvia e Paola Zani, ha fatto al compagno di cella già lo scorso gennaio. Un racconto che quel detenuto ha deciso di riferire al magistrato e che poi è stato intercettato nella cella del carcere di Mombello prima della confessione “ufficiale”. Un racconto agghiacciante. «Quando Laura si è alzata per bere, la figlia Silvia l’ha afferrata da dietro, poi  Paola la teneva ferma e insieme le abbiamo messo un sacchetto di plastica sulla testa chiuso con una fettuccia e una porzione di prolunga, ma non moriva, si agitava, forse l’abbiamo seppellita ancora viva» . Mirto ha poi continuato raccontando di averla spogliata messo un intimo particolare, per mettere in scena un incontro amoroso finito in omicidio, addirittura truccata con  gli orecchini, poi l’hanno caricata nel bagagliaio e portata nel luogo dove è stata ritrovata tre mesi dopo, seppellendola sotto 25 chili di malta bastarda che avevano comprato. Per arrivare hanno tenuto i fari spenti e percorso strade secondarie per evitare le telecamere. Dopo averla seppellita hanno bruciato vestiti e occhiali. Quel racconto a cui sono seguite le confessioni delle figlie dell’ex Vigilessa di Temù uccisa l’8 maggio 2021 e ritrovata l’8 agosto, è stato fondamentale per mandare a processo per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere in concorso il cosiddetto trio criminale. Si sono costituite arti civili la mamma della Ziliani e la figlia Lucia nonché i fratelli della vittima. Il sostituto Procuratore Caty Bressanelli comunque al di là delle confessioni era riuscita a costruire un quadro accusatorio chiaro attraverso le intercettazioni telefoniche, le testimonianze oculari e delle persone vicine ai tre giovani convinta del fatto che Paola, Silvia e Mirto, amante di entrambe, abbiano concertato tutto insieme in ogni momento spinti da un movente puramente economico. Laura Ziliani, infatti, aveva negli anni accumulato un discreto patrimonio immobiliare in Valle e a loro quei soldi avrebbero fatto comodo subito. Laura, che in realtà viveva a Brescia con la figlia Lucia e svolgeva attività amministrativa presso il comune di Roncadelle, era innamorata delle sue montagne e di Temù e spesso trascorreva nel paesino alle pendici dell’Adamello i suoi fine settimana. Laura aveva perso il marito su quelle montagne, sotto una valanga, ma era una donna sportiva e molto prudente. Da qualche tempo aveva un nuovo amore e anche se non viveva con lui era molto legata a lui. Inoltre aveva intenzione di aiutare economicamente la figlia più debole in salute, Lucia, quella che viveva con lei e a lei pensava per il futuro. Ma tutto ciò si scontrava con gli interessi e i progetti delle due figlie maggiori e di Mirto che si era praticamente insediato in casa loro. Eppure oggi sembra che i tre abbiano cambiato movente, ammettendo di aver ucciso Laura per paura che lei potesse avvelenare loro. Una difesa estrema per un processo tutt’altro che indiziario in cui ci si aspetta tre ergastoli.