Verso Foggia-Lecco, le dichiarazioni alla vigilia di mister Foschi

Martedì 13 giugno, alle ore 21:30 allo stadio “Pino Zaccheria” di Foggia, si disputerà l’andata dell’attesissima Finale Playoff di Serie C.

Martedì 13 giugno, alle ore 21:30 allo stadio “Pino Zaccheria” di Foggia, si disputerà l’andata dell’attesissima Finale Playoff di Serie C tra Foggia e Lecco. Il match di ritorno è in programma domenica 18 giugno alle ore 17:30 allo stadio “Rigamonti-Ceppi”.

Le parole del tecnico in conferenza stampa

L’allenatore bluceleste, Luciano Foschi, ha parlato alla vigilia della partita nella sala stampa dello stadio “Rigamonti-Ceppi” di Lecco. Ecco le sue dichiarazioni in conferenza stampa ai giornalisti presenti.

Mister, una trasferta in un ambiente ancora più caldo:
«Si, ma il campo è sempre lo stesso. Sarà bello a Foggia come lo è stato a Cesena: abbiamo rispetto della loro storia, ci saranno undici giocatori contro altri undici che proveranno a superarsi. Sappiamo l’importanza, sappiamo tutto quello che ci potrà dar fastidio. Che l’ambiente possa essere ostile si sa, poi rimane una partita di calcio dove tantissimi tifosi faranno rumore e tifo per la propria squadra: ci faremo forza con i nostri. Tutti quelli che verranno lo faranno per sostenerci, per noi saranno centomila. Vogliamo continuare a sognare».

In finale ci sono le due squadre più sottovalutate:
«I playoff non hanno classifiche, non si possono paragonare ad altro. Ci sono squadre cresciute esponenzialmente in questo periodo: in tanti dicono che il Cesena avrebbe vinto facile nel nostro girone, ma ogni raggruppamento ha una storia a sé; io non so se sia semplice andare a vincere a Trieste, Padova, Novara, Salò… I paragoni sono fuori luogo, il calcio si divide in due sfaccettature: sul campo ci sono le squadre più forti e quelle più brave, il Foggia è arrivato in finale perché è stato il più bravo. Chi ci è arrivato, è stato più bravo e più fortunato: sempre facile parlare da fuori, poi bisogna giocare ogni tre giorni e ci sono tante piccole componenti che vanno al di là della forza delle singole squadre. Poi ci sono giovani non considerati che non hanno paura di tirare un rigore davanti a 15mila persone».

La condizione del gruppo:
«La squadra, al di là della stanchezza che è normale, ha cercato di recuperare energie fisiche e mentali. C’è la consapevolezza di andarsi a giocare una bellissima finale, tutti vorrebbero essere al nostro posto: adesso ci siamo e vogliamo buttare fuori fino all’ultima goccia di sudore per un obiettivo che sarebbe stratosferico. Stiamo cercando di recuperare gli infortunati, oggi hanno fatto un lavoro intenso a parte e domani faremo dei test; siamo fiduciosi, quantomeno recuperiamo Ardizzone dalla squalifica».

È una rivincita per te?
«Sono sempre in difficoltà in queste cose, non amo molto i complimenti. Non mi sono mai preoccupato di quello che pensano gli altri, ho vinto dei campionati e forse non mi so vendere. In questo mondo l’essere è meno importante dell’apparire e non mi sono mai preoccupato di questo: posso fare delle brutte figure, sono contento dell’apprezzamento della gente ma non sto facendo tutto questo da solo; senza staff e giocatori, l’allenatore può anche avere delle buone idee ma tutte fini a loro stesse. Si vince come squadra, come gruppo: si è creata un’alchimia con le persone e questo mi rende orgoglioso».

Hai già trovato Delio Rossi?
«Per mia sfortuna no, mi sarebbe piaciuto farlo in Serie A o Serie B. Anche quando ero al Chievo e al Livorno non ho mai avuto questa fortuna: l’ho conosciuto durante il corso allenatori e lui allenava la Lazio, in quell’occasione siamo andati a visitare le società calcistiche. Abbiamo avuto la fortuna di essere ospiti. Grande allenatore? Un allenatore che ha fatto la Serie A non si discute».