Lecco-Foggia 3-1, Lepore: «Ci davano per morti. Ha parlato il campo»

Il match-winner della doppia finale ha commentato a fine gara l’impresa della sua squadra.

Il Calcio Lecco batte il Foggia in Finale e conquista di diritto la promozione in Serie B. Un’attesa lunga 50 anni per la città di Lecco e tutta la popolazione lecchese. Nella gara di ritorno della finale sono i Satanelli a portarsi in vantaggio con Bjarkason dopo appena quattro minuti. La compagine bluceleste acciuffa il pareggio alla mezzora del primo tempo con un rigore siglato da Lepore. Nella ripresa la formazione di Luciano Foschi mette in ghiaccio il discorso qualificazione siglando due reti per il definitivo 3-1: prima con Lakti al 33’, che sfrutta un pasticcio del portiere rossonero Dalmasso, poi ancora con Lepore al 43’ che beffa l’estremo difensore rossonero con un morbido pallonetto.

L’intervista a fine partita al match-winner della doppia sfida

A fine gara è intervenuto Checco Lepore, autore dei tre gol nella doppia sfida, che ha commentato così la finale di ritorno che ha deciso la promozione in maniera esponenziale.

«Ve l’aspettavate?

No? Nemmeno noi».

Come fai a stare così?
«Io lavoro, ne faccio di extra campo e questo mi aiuta tantissimo. Curo l’alimentazione da sempre, tengo al mio fisico. Non deve mai mancare nella mia vita l’essere un esempio per i giovani. È la sesta promozione, la prima dei play off e mia moglie Claudia l’aveva predetta. Le farò un regalo».

Com’è sentire l’affetto?
«Mi aiuta, mi fa molto molto piacere perché giochiamo per tutti i tifosi e dobbiamo dare qualcosa a loro. L’hanno dimostrato tutti i miei compagni».

È inaspettata:
«Ci davano per morti, avevamo già perso ma in silenzio abbiamo fatto i fatti. Il campo parla e ha parlato».

Il terzo gol:
«Da ragazzino facevo l’attaccante esterno, il fiuto per il gol ce l’ho sempre avuto».

Com’è sentirti dare per finito e poi mettere la medaglia?
«Le chiacchiere le abbiamo lasciate agli altri, siamo stati una squadra di uomini veri. Io ho lavorato sempre in silenzio, l’ho fatto per mia mamma Silvana che da quando ho dieci anni mi ha fatto da padre e madre. Non ha mai mollato, è il mio esempio di vita».

Ti sei ripreso la Serie B:
«Prima di tutto sono in scadenza, bisognerà parlare con il presidente. Scontato? Nel calcio non si sa mai, nell’arco della mia carriera sono stato un po’ sfortunato perché a 24 anni ho rotto la caviglia. Non ho mai mollato, in Serie C mi sono tolto grandi soddisfazioni con la mia squadra del cuore».

Cosa ti ha dato Lecco?
«Tanto, a livello di attaccamento. I ragazzi ci hanno seguito dappertutto, con la pioggia e con il sole. Loro fanno sacrifici per venire a vederci, noi dobbiamo dar loro delle soddisfazioni».