Calcio Lecco-Novara 3-1, le dichiarazioni post-gara di mister Foschi

Il tecnico bluceleste: «Nel primo tempo i ragazzi erano indiavolati e questo ci ha permesso di mettere la partita sui binari giusti».

Per la 27^ giornata del Campionato di Serie C il Calcio Lecco batte il Novara 3-1: per i padroni di casa vanno a segno Ilari, Buso e Bunino; di Urso la rete dei piemontesi.

Le parole del tecnico in conferenza stampa

L’allenatore bluceleste, Luciano Foschi, ha parlato al termine del match nella sala stampa dello stadio “Rigamonti-Ceppi”. Ecco le sue dichiarazioni in conferenza stampa ai giornalisti presenti.

Mister, vittoria meritatissima. Dopo il 2-1 vi è venuto il braccino…
«Abbiamo fatto una buona gara, sofferta, ma bisogna tener conto dell’avversario che ha delle ambizioni ben superiori rispetto a quello che stanno facendo. Questo dà merito alla nostra prova, quando facciamo le nostre cose i risultati vengono. Mi fa arrabbiare il non aver chiuso 4-0 il primo tempo, sarebbe stata un’altra partita: abbiamo rischiato e siamo stati altrettanto bravi a chiuderla dopo. Ci è venuta un po’ di paura dopo una settimana difficile dopo la prestazione di Seregno, ma nel primo tempo i ragazzi erano indiavolati e questo ci ha permesso di mettere la partita sui binari giusti. C’è da dire che abbiamo subito un eurogol, bravo lui».

Non davate la sensazione di poter subire il 2-2:
«Abbiamo rischiato… Dopo il 2-1 mi sono accorto che dovevamo limitare i nostri errori, una volta che sono rimasti in 10 è diventato tutto più semplice. L’aver concesso delle opportunità a loro ci fa capire che non possiamo mai abbassare la tensione».

Su Buso e Zuccon:
«Sappiamo di avere dei giovani bravi, ma anche un centrocampo che può permettere a chiunque di giocare davanti alla difesa o da interno. Zuccon ha iniziato lì, poi abbiamo messo Ilari e ha fatto altrettanto bene: in questi casi mi rendo conto di avere un bel gruppo. Federico ha un 2003 con grandi margini di miglioramento».

Ora un’altra trasferta. Il segreto per invertire il trend?
«In casa ci confermiamo una squadra che sa fare molto bene e meno male, fuori ci dev’essere qualcosa di psicologico che non quadra: succedono cose che si fanno fatica a capire, magari essere più offensivi può essere la chiave di volta. Quando smettiamo di aggredire l’avversario e stiamo lì a guardare andiamo in difficoltà, è solo un problema di atteggiamento. Non è questione di casa e trasferta, ma di abnegazione».

Avete avuto otto palle gol:
«Nei primi 10′ abbiamo messo la partita sui binari che volevamo noi, era da chiudere. C’è mancata la giocata giusta, ma la cosa importante è non rilassarsi per non andare in difficoltà. È una mentalità un po’ italiana, mantenere lo stesso spirito e atteggiamento non è semplice perché dall’altra parte ci sono degli avversari. Galuppini a fine primo tempo diceva ai suoi compagni di non mollare, forte dell’esperienza avuta qui l’anno scorso con il Renate: è un bravo giocatore che non vuole mai perdere, dice una cosa del genere in mezzo a noi e io ho ricordato alla squadra che bisognava pensare al terzo gol da fare. I cambi ci hanno aiutato, così come l’espulsione: la vittoria è meritata, comunque».

Sul livello delle due partite:
«Loro sono forti e costruiti per vincere, noi stiamo dimostrando determinate cose. Non so per cosa fosse stata costruita la nostra squadra, ma gli obiettivi vanno solo raggiunti: il conto alla rovescia è iniziato, ogni domenica è un’opportunità per dimostrare quanto si può arrivare in alto perché tutte le squadre hanno le nostre stesse difficoltà. Va dato merito alle squadre che stanno dimostrando il loro valore: possono vincere tutte».

Per Alessandria non è il caso di allenarsi in zona Piemonte?
«Non so se il ritiro è la soluzione migliore, da giocatore non li amavo e non li amo da allenatore anche se questa cosa a volte può essere utile se alla squadra manca qualcosa. I ragazzi stanno bene insieme, vanno a cena insieme senza dirmi dove e non li becco mai: a loro ho messo solo la regola di non usare il telefono negli spogliatoi. Partiremo al sabato ed è una richiesta che arriva dai ragazzi, che vogliono capire perché non funziona in trasferta: siamo costretti a fare la partita che dobbiamo fare, più che il ritiro bisognerà interpretarla nel modo giusto su un campo grande come il nostro, sintetico o meno. Le mie squadre vincono agonisticamente e sotto quell’aspetto non possiamo mai perdere: dobbiamo essere dentro la gara, anche perché troviamo una squadra che tecnicamente non c’entra con nessun’altra visto che si trovano ragazzi da Champions League».