Croci sulle cime, polemica inesistente derivata da una fake new

la questione delle croci sulle montagne è stata strumentalizzata politicamente sul nulla

Croci sulle cime delle montagne. Un simbolo, un fatto, un’essenza da sempre sulle cime anche lecchesi. La questione si è scaldata, a dire il vero sul nulla o perlomeno da una fake news un po’ cavalcata da certa politica. E adesso sono alcuni politici locali a fare chiarezza.

La vicenda parte durante la presentazione di un libro dello scrittore Marco Albino Ferrari, direttore editoriale e responsabile delle attività culturali del Club Alpino Italiano (CAI). Ferrari ha sostenuto l’opportunità di non erigere nuove croci in cima alle montagne, da qui in avanti, anche perché non vi viene fatta l’adeguata manutenzione, ha però aggiunto che non vanno rimosse quelle esistenti. Una posizione ribadita dal Cai nella rivista Lo Scarpone. L’articolo, però, è stato ripreso con titoli roboanti e non aderenti al contenuto da alcune testate importanti, che a loro volta sono state citate con toni scandalizzati da diversi politici, che hanno quindi costruito un ciclo di polemiche e reazioni su una notizia platealmente falsa.

Alla fine è dovuto intervenire di nuovo il CAI, che con il suo presidente Montani di fatto si è dissociato dalle opinioni di Ferrari e di chi aveva scritto l’articolo sullo Scarpone (opinioni che, comunque, non prevedevano di rimuovere le croci).

Apriti cielo: la politica (soprattutto il Ministro Santanchè e Salvini) e alcuni esponenti locali si è scatenata. È intervenuto anche il lecchese Giacomo Zamperini, presidente della Commissione Speciale valorizzazione e tutela territori montani di Regione Lombardia.

Zamperini: Giornata della Montagna dedicata alla pulizia dei sentieri

«Come rimarcato anche dalla presa di posizione del Presidente Antonio Montani, abbiamo assistito semplicemente ad un grosso equivoco – ha spiegato – Eravamo tutti certi che una realtà autentica come il CAI, che valorizza da sempre la cultura della montagna e lo spirito di sacrificio legato ad essa non volesse affatto rimuovere le croci dalle vette, ora basta con le polemiche: con il vero spirito della montagna, approfittiamo di questo scivolone per rialzarci e raggiungere insieme la comune meta.».«Apporre una croce in cima alla vetta è una tradizione secolare che ha a che fare con la storia d’Italia e tocca le più profonde radici della nostra identità. La vita in montagna, dalle sue origini ad oggi ha saputo strutturarsi e prosperare anche grazie a quei comuni valori, come la fede, il rispetto dell’altro, la forza d’animo, la sacralità della vita e lo spirito di sacrificio, quello spirito che ha trainato chi, nel raggiungere la vetta, si rivolgeva con riconoscenza al cielo e onorava al contempo i compagni caduti», continua il Consigliere Regionale«Bisogna interrompere ogni forma di polemica, rimboccarsi le maniche, mettere gli scarponi e dare manforte a questa bellissima realtà. Per esempio, sarebbe bello cogliere l’occasione della Giornata Regionale per le Montagne, una festa istituita con la Legge Regionale 3/2020 che verrà celebrata il 2 luglio, per poter condividere con chiunque si metta a disposizione contribuendo attivamente, un momento dedicato alla manutenzione e pulizia dei sentieri. Basta un piccolo gesto come raccogliere una lattina od un rifiuto abbandonato per dare un significato propositivo a questa festa facendo anche un gesto concreto di sostegno per le nostre montagne, luoghi di una comune identità nei quali tutti si debbono riconoscere e che vengono ben rappresentati dalla presenza delle croci sulle vette, le quali vanno custodite e preservate nella loro bellezza ed autenticità.» conclude il Consigliere Regionale Zamperini, Presidente della Commissione Montagna.   

«Per quanto mi riguarda le croci sulle cime stanno bene dove sono e se qualcuno ne vorrà mettere altre ben venga, e aggiungo – ha aggiunto Alessandro Panza, Responsabile delle politiche per le aree montane della Lega e Consigliere per la Montagna del Ministro per gli Affari Regionali. – seguendo le volontà delle comunità locali, che, mi spiace per qualche fazioso giornalista, hanno tutto il diritto di poter e dover scegliere per casa loro. E se a qualcuno non piacciono, danno fastidio, contrastano con la loro idea di montagna da utente domenicale… vada pure al mare, non ne sentiremo la mancanza.