Diga di Tartavalle, la Regione decide per l’abbattimento e dice no a Fragomeli

Aveva chiesto in un’interriogazione di salvare la Diga di Tartavalle a Taceno dall’abbattimento. Ma la Regione Lombardia, in particolare l’assessore Massimo Sertori ha inviato la sua risposta negativa. La diga dunque verrà abbattuta.

Nel documento della Regione si legge: «L’opera, che ha natura privata e la cui concessione è connessa alla presenza dell’oleodotto, non è stata peraltro realizzata per essere ordinariamente esercita come invaso idrico sicché non risulterebbe utilizzabile e dimensionata a norma di legge per tale scopo». Si stila poi la storia della struttura voluta dalla società SNAM nel 1987 “quale opera di sicurezza per eventuali perdite dell’oleodotto Ferrera, transitante in Valsassina ed attraversante l’alveo del medesimo torrente, con lo scopo di proteggere il torrente Pioverna, l’abitato di Bellano ed in generale il lago di Como da potenziali eventuali sversamenti o perdite provenienti dall’oleodotto”.

È stata poi ENI a presentare nel 2022 istanza di demolizione dello sbarramento antinquinamento, con oneri a suo carico, in quanto ha comunicato che l’opera non assolve più ad alcuna funzione di sicurezza connessa all’oleodotto, essendo la tratta dell’oleodotto ad oggi fuori dismessa esercizio.
L’istanza è stata esaminata da Regione Lombardia nel procedimento di conferenza dei servizi con Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val D’Esino e Riviera per conto del SUAP del Comune
di Taceno; procedimento per il quale è stato espresso parere favorevole con prescrizioni.
Continua la Regione: «Occorre infatti precisare che a monte dello sbarramento
è presente il depuratore comunale di Taceno e immediatamente a valle l’opera di presa della centrale idroelettrica di Bellano-Bonzeno della società ENEL Green Power e che è prevista la realizzazione della nuova centrale idroelettrica FIP, nelle immediate vicinanze dello sbarramento».

Gianmario Fragomeli

Contrario alla decisione il consigliere regionale Fragomeli che ha scritto: «La risposta è disarmante e lascia pensare che si preferisca venire incontro agli interessi delle aziende energetiche che da decenni utilizzano le nostre montagne anziché chiedere loro, a Eni in questo caso, di continuare ad accollarsi i costi di manutenzione della diga in attesa di una interlocuzione con gli enti interessati e di una valutazione più approfondita. Perché tutta questa fretta da parte di Regione Lombardia?».