La cucina italiana patrimonio dell’Uncesco, anche quella lariana è un’eccellenza

“La cucina italiana è anche lariana e le nostre valli contribuiscono con la loro eterogeneità agroalimentare a comporre un paniere unico al mondo: bene quindi la candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità”. Lo afferma il presidente di Coldiretti Como Lecco Fortunato Trezzi nel commentare positivamente l’annuncio della candidatura della pratica della cucina italiana per l’iscrizione nella Lista rappresentativa dei patrimoni culturali immateriali dell’umanita’ dell’Unesco decisa dal Governo su proposta dei ministri dell’Agricoltura e Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano.

“Un patrimonio, quello dell’agroalimentare nazionale, che è anche la risposta a chi vuole imporre una dieta globale fondata su insetti e cibi sintetici senza alcun legame con il territorio, l’agricoltura locale, le tradizioni e la cultura”.

L’annuncio arriva con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy nel mondo dove hanno raggiunto il valore di 60,7 miliardi anche sotto la spinta della domanda di italianità in cucina.

Una iniziativa utile – continua Coldiretti Como Lecco – per valorizzare l’identità dell’agroalimentare nazionale e fare finalmente chiarezza sulle troppe mistificazioni che all’estero tolgono spazio di mercato ai prodotti originali. Quasi tre italiani su quattro (73%) in viaggio all’estero per lavoro o in vacanza si sono imbattuti almeno una volta in un piatto o una specialità Made in Italy taroccati come l’abitudine belga di usare la panna al posto del pecorino nella carbonara, quella tedesca di impiegare l’olio di semi nella cotoletta alla milanese, quella olandese di non usare il mascarpone nel tiramisù, fino agli inglesi che vanno pazzi per gli spaghetti alla bolognese che sono del tutto sconosciuti nella città emiliana, secondo l’ultimo sondaggio condotto sul sito www.coldiretti.it.

“La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy offre terreno fertile alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero dove le esportazioni potrebbero triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale che è causa di danni economici, ma anche di immagine” chiosa il presidente Trezzi nel sottolineare che “l’agropirateria internazionale nei confronti dell’Italia ha raggiunto un controvalore di 120 miliardi”.