Cigl e Uil Lario si mobilitano: sciopero il 24 novembre contro la Legge di Bilancio


«È tempo di prendere decisioni e di dare ordine alle priorità», questa la convinzione dei dirigenti di CGIL e UIL Lario che lo hanno fatto e il prossimo martedì 7 novembre a Seriate (BG) si riuniranno in un attivo che vedrà partecipi tutti i quadri e i delegati regionali, per discutere le vertenze aperte in Lombardia e, soprattutto, le ragioni dello sciopero generale di otto ore programmato per venerdì 24 novembre 2023 (nel Nord Italia; nel Centro e nel Sud si sciopererà in date diverse).

L’obiettivo è duplice: sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi criticità che la bozza di Legge di Bilancio porta con sé e, contestualmente, chiedere al Governo di assumere i
provvedimenti in materia di lavoro, fisco, sicurezza, previdenza, sanità e politiche industriali,
necessari a ridurre le diseguaglianze nel Paese. Dice Diego Riva: «Torniamo in piazza per difendere il presente di lavoratori e pensionati, già colpito da instabilità contrattuale e alti tassi d’inflazione, e il futuro dei giovani, che hanno diritto ad avere un percorso lavorativo tutelato e la prospettiva di un trattamento previdenziale dignitoso.
Siamo di fronte a un esecutivo confuso e litigioso al proprio interno, che fa circolare varie bozze di
Legge di Bilancio poi puntualmente riviste e modificate nelle indiscrezioni successive. In tutte queste versioni viene per lo meno riconfermata la misura del taglio del cuneo fiscale chiesto a gran voce dal sindacato, a riprova che le iniziative e gli scioperi condotti finora hanno avuto il merito di porre all’ordine del giorno questa misura utile a consolidare il potere d’acquisto dei lavoratori. Si tratta però di una proroga per un solo ulteriore anno, segno che nel Governo non c’è volontà di stabilizzare le poche misure che vanno incontro ai bisogni reali delle persone, e soprattutto è un provvedimento che rischia di essere inutile visto che la decontribuzione non copre neanche lontanamente la perdita di potere d’acquisto senza precedenti, causata dall’inflazione galoppante.
In tema previdenziale, nonostante la retorica sul superamento della Legge Fornero, si profila una
riduzione degli importi pensionistici dei dipendenti pubblici: con la revisione delle aliquote
previdenziali per le pensioni liquidate dal 2024, infatti, si calcola che i futuri pensionati potrebbero
subire una perdita annua fino al 20% della retribuzione. Tutto ciò rivela una politica di smantellamento delle certezze, perché le pensioni non sono e non saranno mai una concessione ma un diritto acquisito del lavoratore».

La mobilitazione anche per l’innalzamento del requisito anagrafico di accesso all’Ape Social, portato da 63 anni a 63 anni e 5 mesi, un aumento che penalizzerebbe la platea di disoccupati, invalidi e caregiver che sono i principali destinatari della misura. Infine, su Opzione Donna si stanno
registrando dichiarazioni e smentite che provocano solo confusione, ma al momento l’unica certezza è che, se rimarrà, lo farà nella versione “ristretta”, quella che non consente l’accesso a tutte le lavoratrici (pur in presenza dei requisiti) ma solo ad alcune.
«Una manovra ingiusta anche per i disoccupati. I dati sulla povertà nel nostro Paese diffusi
recentemente dall’Istat sono drammatici e confermano quanto le scelte del Governo continuino a
essere sbagliate. Di fronte a 5,7 milioni di persone, il 10% della popolazione, e 2,2 milioni di famiglie
in condizioni di povertà assoluta si è scelto di cancellare l’unico strumento universale di contrasto alla povertà, il reddito di cittadinanza, introducendo al suo posto nuove misure che dividono la platea delle persone in difficoltà tra chi può accedere a un sostegno economico e chi, essendo considerato “occupabile”, ne è escluso, a prescindere dalle reali condizioni di bisogno. Insomma, la sostanza della manovra è chiara: qualche provvedimento bandiera e tanti titoli, ma poca sostanza. La strada intrapresa è quella dell’estrema attenzione a partite Iva, imprese e autonomi, mentre non c’è sostanzialmente nulla per il lavoro dipendente e per tutto ciò che è pubblico. Nessuna lotta all’evasione e un fisco sempre più sbilanciato verso chi già ha».
In attesa del testo definitivo della Legge di Bilancio, quanto ventilato indicherebbe per i sindacati una direzione opposta a quanto richiesto dalla piattaforma varata da CGIL, CISL e UIL, sostenuta anche con le manifestazioni unitarie dello scorso maggio.