Viganò, sabato l’inaugurazione della mostra di Divine Commedie

Dante

Si inaugurerà sabato 15 aprile alle ore 17.30 nella Sala Esposizioni e Biblioteca la “Mostra di Divine Commedie dal 1500 ad oggi e opere di artisti contemporanei”, dalla collezione di Fausto Moreschi e Carmela Peruchetti.

L’esposizione è ad ingresso libero e durerà fino al 21 maggio.

Le dichiarazioni di Moreschi e Peruchetti

«All’inizio di una passione ci sono sempre circostanze particolari ad indirizzare interessi o curiosità che altrimenti resterebbero solo tali.
La Commedia di Dante mi ha sempre colpito, fin dagli anni del liceo, grazie al coinvolgente insegnamento del mio professore padre Pietro Necci.
Poi per lavoro ho viaggiato in diversi paesi di tutto il mondo, ed una sera a Londra vedo il mio rappresentante sfogliare la sua Divina Commedia: “posso vederla?”, fu la mia domanda, incuriosito da come potesse essere resa in inglese un’opera così unica. L’indomani acquistai la mia prima edizione tradotta e da allora ho continuato a raccoglierne, in diverse lingue e dialetti, fino alle attuali settanta, con alcuni aspetti quanto meno sorprendenti, quali l’edizione iraniana dove i nudi di Doré sono castamente
ricoperti da rocce. Un nuovo impulso alla raccolta coincide con lo studio del commento di Anna Maria Chiavacci Leonardi. Oltre che restarne conquistato (da allora il mio cammino si affianca spesso a quello di Dante, tra il suo
ascendere ed il naufragare di Ulisse), nasce l’interesse di approfondire alcuni passaggi e la curiosità di conoscere come i diversi commentatori si sono rapportati nel tempo al testo dantesco. Prende avvio la seconda parte della mia raccolta che privilegia i commenti, da quelli scolastici del Novecento, ai contemporanei, ai classici dell’Ottocento, molti nelle loro prime edizioni: Luigi Portirelli (Milano 1804), Ugo Foscolo (Londra 1842), Carlo Witte (Berlino 1862), Giuseppe Campi (Torino, 1888), G.A Scartazzini (Milano 1893). Raccolta, la mia, che non disponendo di fortune finanziarie si sposa sempre con la ricerca del pezzo mancante al prezzo abbordabile… L’amore all’arte, che da sempre coltivo, gioca un ulteriore ruolo accattivante in questi ultimi anni. Come non avere documentato qualche importante illustratore? Anche qui la ricerca mi porta su alcune prime edizioni, soprattutto dell’Ottocento, dalla fiorentina edizione All’insegna dell’Ancora (1817) alla parigina Hachette (1861-68) con le incisioni di Gustave Dorè; nel Novecento i Fratelli Alinari (1902), l’austriaca Amalthea (1921) con le illustrazioni di Franz von Bayros, la Gads Forlag di København (1929) con le xilografie di Ebba Holm, fino alle edizioni illustrate da Salvador Dalì, Anselm Roehr, Alberto Martini e da molti altri artisti italiani. Ma poi nasce in me un nuovo intrigante interrogativo. Come erano le prime Commedie? Che piacere possono procurare sfo-
gliandole? Comincio ad avvicinarmi ai primi secoli della stampa, ed ecco che nella collezione arrivano le prime edizioni del Settecento: Berno (1749), Zatta (1760), Masi (1778), Valle (1798) e la Secentina di Niccolò Miserini (1629); per il Cinquecento quelle di Domenico Farri (1569), Giovanni Antonio Morando (1554), e la splendida edizione con il commento di Cristoforo Landino e Alessandro Vellutello e le incisioni di Francesco Marcolini (in Venetia, appresso Gio. Battista, & Gio. Bernardo Sessa, fratelli, 1596).
Così ad oggi sono circa quattrocento i titoli da me raccolti. Al piacere di sempre nuove scoperte che ognuno di essi riserva, (una sorprendente annotazione, un’immagine significativa), prosegue la curiosità verso nuove opportunità di ricerca e di conoscenza, mai trascurando ogni giorno la lettura di qualche terzina, per una raccolta sempre viva, che diventa sempre più il mio mondo. Ma il piacere più grande che provo è quando posso mostrare le mie Commedie agli amici, vincere il loro timore di prenderle in
mano, di provarne il suono, perché di suono sanno le carte più antiche al solo sfogliarle»
Fausto Moreschi.

«Le opere di arte visiva in esposizione traggono origine dall’avvio, nel 2010, della Associazione per l’arte Le Stelle di Brescia, promossa da Fausto Moreschi e Carmela Perucchetti per diffondere e valorizzare il multiforme messaggio visivo contemporaneo creando nello stesso tempo occasioni di incontro e scambio di idee tra gli artisti nel segno del profetico messaggio sull’arte del grande pontefice bresciano San Paolo VI, straordinaria figura di intellettuale che credeva nella bellezza come la più alta espressione del proprio tempo. Agli artisti aderenti alla associazione fu chiesto, per la prima esposizione collettiva, di interpretare in piena libertà il tema delle stelle anche attraverso i tre celebri versi di chiusura delle cantiche dantesche, andando così a dare forma visiva al nome della associazione stessa: la risposta fu unanime, con oltre novanta pittori, scultori, incisori, fotografi, provenienti da tutta Italia, per una mostra in tre prestigiose sedi bresciane. Al termine della rassegna, molti di loro scelsero di lasciare la propria opera patrimonio della Associazione per nuove occasioni espositive come l’odierna alla biblioteca di Viganò che segue molteplici proposte in varie sedi in Italia e all’estero.
Opere diversissime tra loro, corrispondenti a linguaggi visivi che spaziano dalla figurazione all’informale,
dall’allusione simbolica alla sintesi concettuale e all’elaborazione della parola inserita nel contesto pittorico. Elemento comune nell’apparente contrasto la ricerca della luce dal buio profondo, come anelito e bisogno interiore di riscoperta spirituale, originata dal contesto poetico dantesco fino a tracciare percorsi di vita interiore di ogni singolo artista. Ricerca di cielo, necessità di ritrovare nella sua verticalità il senso della vicenda umana ritornano costantemente, andando a combaciare singolarmente con le parole pronunciate agli artisti nel 1964 da Paolo VI, nel celebre incontro nella Cappella Sistina: “la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessi
bilità» Carmela Peruchetti.