Simona Piazza: la cultura a Lecco tra sperimentazioni e opportunità nel 2023

Simona Piazza Vice Sindaco di Lecco

«A Lecco non c’è mai niente» è una frase che ogni lecchese ha sentito o pronunciato almeno una volta nella propria vita.
«Mi piace partire da questa provocazione che io ritengo un po’ una diceria. È molto difficile cambiare un pensiero radicato nei cittadini, un sentiment che a volte diventa quasi un mantra. Il lavoro che è stato fatto in quasi otto anni è stato far emergere la tanta ricchezza del patrimonio culturale lecchese ma anche la volontà di tantissimi cittadini di promuovere iniziative, in ambito culturale e ricreativo, fino ad arrivare allo stimolo e alla spinta turistica. Le cose stanno cambiando» afferma Simona Piazza, Vice Sindaco e Assessora alla Cultura.

«Non stanno cambiando solo nei fatti ma anche nel sentiment delle persone, che  hanno sempre più voglia di partecipare ad attività, eventi e ricorrenze proposte sul territorio. Ce lo dicono i numeri, anche se a me l’analisi quantitativa non piace ma è un dato oggettivo da cui partire. Lo dice anche la soddisfazione e la volontà di nuovi cittadini di lasciarsi coinvolgere o contaminare. Mi piace molto questo tema. Tant’è che in alcuni periodi dell’anno ma non solo, anche in alcune giornate, ci ritroviamo addirittura con una sovrapposizione di proposte diverse. Ritengo sia un tratto positivo, una ricchezza culturale che si traduce anche in un’offerta maggiore a seguito di una domanda maggiore. Una domanda che spazia dal tema delle mostre agli incontri, dibattiti, presentazioni di libri con la collaborazione di realtà anche profit. Nelle offerte teatrali sul territorio fino a quelle cinematografiche che, amo sempre ricordare, sono affidate a due realtà parrocchiali come il cinema Nuovo Aquilone e il cineteatro Palladium, oltre al Cenacolo Francescano e Teatro Invito con due cineforum ma che denotano comunque la presenza anche in città di film di prima visione e luoghi d’incontro e dibattito legati al mondo cinematografico»

Partire dalle radici: Lecco Città dei Promessi Sposi

«I traguardi raggiunti che ci rendono più orgogliosi sono sicuramente gli eventi estivi e natalizi perché sono da supporto ad un contesto di animazione della città che va a favorire anche i pubblici esercizi, i locali commerciali e i negozi del nostro territorio, cercando di essere attrattivi per un pubblico che non è solo lecchese ma proviene dalla provincia e da fuori, con presenze importanti da tutta Italia e dal resto del mondo. Una nota particolare la dedico anche al calendario delle mostre, in particolar modo al Palazzo delle Paure, dove la sinergia che si è creata tra pubblico e privato e l’Associazione Culturale Madonna del Rosario porta alla realizzazione delle grandi mostre qui in città senza bisogno per forza di doversi dirigere oltre il confine territoriale. Esiste la possibilità anche nel nostro territorio di avvicinarsi a dialoghi culturali d’alto livello: due rassegne programmate ogni anno con l’associazione culturale Vivi che si occupa di programmazione di grandi mostre, e una promossa e in collaborazione con il Comune dall’Associazione Culturale Madonna del Rosario, Capolavoro per Lecco. Al primo posto di un’ideale classifica metterei ciò che fa parte di un’attenta programmazione culturale di cui si occupa da anni l’amministrazione comunale: il Festival Lecco Città dei Promessi Sposi abbinato al Festival della Lingua Italiana promosso Treccani #Leparolevalgono. Perché questo tema? Perché credo che far cultura su un territorio voglia dire partire da quelle che sono le radici culturali e una delle nostre radici, non l’unica ma sicuramente importante perché conosciuta anche oltre confine, è sicuramente la grande tradizione manzoniana»

Le grandi mostre: una visione sempre più aperta

«Il lavoro sulle grandi mostre è stato veramente intenso e sviluppato su due binari paralleli: uno è la volontà di cercare una realtà professionale che si occupa di programmazione di rassegne per portare delle mostre di carattere nazionale qui in città. Non esposizioni a pacchetto chiuso tout court ma rassegne che seguissero un filone preciso dell’arte e che avessero attinenza con le collezioni che sono già presenti all’interno dei nostri musei. Lo ricordo, Villa Manzoni e Palazzo delle Paure ospitano la galleria d’arte moderna, la galleria d’arte contemporanea e la fototeca. Tutte allestite con opere di proprietà dell’amministrazione comunale. Le grandi mostre vanno ad aggiungere e approfondire alcuni filoni di artisti contenuti nelle nostre collezioni. L’altro lavoro parallelo è la sensibilizzazione, l’attenzione e l’ascolto insieme a tante realtà culturali e artistiche del territorio che promuovono progetti, mostre, esperienze portando in città in maniera evidente e palese il dialogo e il fermento culturale. E dunque in Torre Viscontea, Amministrazione Comunale in collaborazione con realtà culturali del territorio, ogni anno propone delle esposizioni. Ma in una visione essere sempre più aperta alla cultura, dove i musei non rappresentano solo ed esclusivamente il deposito, la conservazione e la visita delle collezioni permanenti, abbiamo voluto aprire i musei anche alle mostre temporanee in luoghi non convenzionali. A tal proposito utilizziamo spesso la cappella di Villa Manzoni, la sala delle scuderie o il portico del Palazzo Comunale. Mettere in mostra non significa farsi vedere ma far conoscere, incontrare il cittadino e far si che anche i cittadini e i visitatori entrino per una rassegna all’interno dei nostri musei e riscoprano le nostre collezioni»

Sperimentare e innovare: il rapporto con i giovani

Coinvolgere i giovani nelle iniziative culturali, cercando un dialogo con le nuove generazioni, è uno snodo fondamentale per guardare al futuro. In che modo vi relazionate con i ragazzi di oggi?

«Con i giovani non è un punto di arrivo ma di partenza o ripartenza. È un dialogo molto complicato per quanto concerne il coinvolgimento nelle attività culturali. È molto semplice con una platea di giovani che già sono attratti e coinvolti, hanno sperimentato durante l’infanzia e l’adolescenza, anche per scelte familiari, l’avvicinamento al mondo culturale. Molto più difficile, dall’altro lato, per quei giovani che difficilmente si sono lasciati contaminare. Ciò non significa non proporre iniziative per loro ma aprire la porta, all’interno delle varie programmazioni (museali, teatrali, artistiche o musicali), ad eventi che possano essere attrattivi o riconosciuti da parte dei giovani. Non nascondo che ultimamente sono stata aspramente criticata perché nell’ultima stagione teatrale proposta dall’amministrazione è stata tolta la tradizionale rassegna della stagione sinfonica. Colgo l’occasione per precisare che non è stata una scelta di non competenza o di follia da parte dell’amministrazione ma si è voluto, in un periodo storico particolare, destinare una fetta di risorse a spettacoli cosiddetti più informali e più sperimentali e di musica leggera, capaci di attrarre anche un pubblico più giovane. Ciò non non vuol dire mancanza di invenstimento nella stagione sinfonica ma significa destinare parte dei contributi associativi alle tantissime realtà del territorio, aprire ad una sperimentazione di nuovi linguaggi che siano capaci di coinvolgere diverse fasce. Inoltre, con l’attuale chiusura del Teatro della Società, i concerti della sinfonica erano in forma ridotta come numero di elementi. Tolto il palcoscenico principale cittadino diminuisce l’attrattiva e la bellezza di assistere ad un concerto di musica sinfonica in un teatro. Ma la stagione sinfonica è stata organizzata, ci sono altre realtà che hanno promosso concerti e non è detto che non si farà più in futuro ma c’è bisogno in questo momento cruciale, e ne sono fermamente convinta, di aprire un dialogo sempre maggiore di coinvolgimento dei giovani»

Presente e futuro, dalla Biblioteca al Teatro della Società

Mezzo milione di euro del PNRR è stato destinato alla Biblioteca Civica. Qual è la portata di questa notizia? Ci sono novità sulle prospettive di riapertura del Teatro della Società?

«Inizio dal tema del Teatro della Società. Entro i primi sei mesi di quest’anno verrà approntata la progettazione esecutiva dei lavori ancora mancanti, che riguardano la parte del dehor esterno e della zona ristoro, della facciata e degli infissi. Successivamente, l’ultimo lotto dei lavori, il riallestimento e la riapertura. Non mi piace fare previsioni su un periodo così lungo quando ci sono di mezzo tematiche che comportano anche bandi e gare che hanno procedure e tempi loro dedicati, soprattutto per quanto riguarda le forniture. Ipotizzerei una conclusione in vista della stagione 2024-2025. Sono soddisfatta della decisione presa [chiudere il teatro per lavori] perché l’amministrazione comunale non si è tirata indietro rispetto al servizio di un’offerta culturale ai propri cittadini e alle persone che provengono da fuori città. Sicuramente, la mancanza di un palcoscenico importante come, nell’immaginario collettivo, è il Teatro della Società ha pesato e ha inciso molto sulla scelta dei cittadini ma bisogna imparare a distinguere la produzione e la fruizione culturale dal luogo, e io credo che gli spazi non convenzionali che abbiamo sperimentato con il teatro e in altre situazioni di vicinanza con i cittadini, nei quartieri, nelle zone dove vivono siano stati una scelta vincente. Lo è stata allo stesso modo la messa a disposizione di realtà del territorio che invece avevano e hanno degli spazi teatrali idonei, aprirli ad una rassegna istituzionale del teatro per avvicinare il nuovo pubblico. Perché l’obiettivo finale è riaprire il Teatro della Società con il vecchio e il nuovo pubblico, ovvero con gli affezionati alla stagione teatrale e con un pubblico nuovo, che si è lasciato coinvolgere in questi anni, si è avvicinato e ha riscoperto nel teatro e nelle produzioni musicali la bellezza della cultura. Forse ciò che è accaduto ha aperto nuove possibilità. Io parto dalla filosofia che se c’è un problema, che non dev’essere per forza un fatto positivo o negativo, ci sono sicuramente più soluzioni. Ovviamente significa cambiare le modalità di programmazione, cambiare talvolta anche il consolidato, quello che sino ad allora si era fatto. Vuol dire sperimentare nuovi linguaggi, nuovi luoghi, nuovi rapporti ma vuol dire anche avvicinare i cittadini verso una prospettiva di cambiamento, che non significa la perdita di qualcosa di consolidato ma nuova opportunità verso il futuro»

«La novità che riguarda la Biblioteca Civica è una notizia importante perché è un progetto specifico che non riguarda esclusivamente la riqualificazione degli accessi della biblioteca e l’abbattimento delle barriere architettoniche ma anche gli ostacoli culturali. All’interno di questo progetto ci sono anche risorse per permettere la fruizione di una biblioteca cosiddetta 2.0, accessibile a tutti nel linguaggio e nella modalità del servizio e dell’offerta. Ciò comporta la promozione di percorsi di formazione per gli operatori e le realtà culturali che gravitano intorno alla biblioteca e iniziative culturali accessibili e aperte a tutti. Credo sia molto importante perché la biblioteca nel corso degli anni ha intrapreso vari passaggi di trasformazione, di crescita, di implementazione degli orari di apertura, offerte e servizi sempre più attenti alle nuove generazioni. Ed è da lì che partiamo con il loro coinvolgimento; nei percorsi di Nati per leggere insieme all’associazione che collabora con la biblioteca in accordo con la SST, anche per avvicinare alla lettura i più piccoli con la mamma e i genitori. Abbiamo percorsi di gruppi di lettura che si stanno creando in biblioteca con la partecipazione di molti ragazzi oltre alla creazione di uno spazio gaming, proprio perché la biblioteca non vuole più proporsi in forma classica come luogo di consultazione e catalogazione ma diventare sempre di più un punto di incontro per le nuove generazioni da cui partire e avvicinarsi. Partire e scoprire la cultura»

L’ultimo dell’anno e le iniziative di Natale

Un tema che ha contribuito a creare critiche e polemiche è quello dei contributi e LTM per la notte del 31 dicembre. Qual è il suo pensiero?

«Vorrei precisare una cosa: non è vero che LTM non ha ottenuto i contributi. Esiste una delibera con i contributi dati a LTM per il periodo natalizio. Nel dettaglio, abbiamo preferito riservarli per le iniziative di Natale, l’illuminazione dell’albero, il concerto di Capodanno e l’arrivo della Befana in città rispetto alla notte del 31. Abbiamo però lasciato le porte aperte alle possibili iniziative di privati che avevano intenzione di proporsi per promuovere delle iniziative e così è stato. LTM, grazie alla collaborazione e il coinvolgimento di alcuni sponsor, è riuscita a trovare risorse che hanno permesso di fare un concerto in piazza Cermenati e successivamente i fuochi pirotecnici sul lungolago. Io sono molto affezionata a LTM, oltre che molto riconoscente. Sono promosse in città tante iniziative, sia culturali che ricreative, e credo che la loro spinta e la loro passione siano veramente importanti. Per quanto mi riguarda, e per ciò che è stata la visione dell’amministrazione, non era e non è sicuramente una porta chiusa per LTM ma sono state fatte delle scelte e l’amministrazione ha preferito un periodo esteso ad una sera specifica. Ringrazio LTM per la loro determinazione ma anche gli sponsor, perché in questo modo non solo si è portato in città un evento che si è abbinato anche all’apertura straordinaria fino all’una di notte della pista di pattinaggio ma ha fornito supporto anche ai pubblici esercizi che hanno promosso la serata di Capodanno»

Il 2023 con i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni

Qual è la sfida più grande che riserverà il 2023 della cultura a Lecco?

«La sfida più grossa saranno i 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni. Un semestre di attività, da maggio fino ad ottobre, con Lecco Città dei Promessi Sposi. Tanti appuntamenti volti a dialogare anche sul linguaggio turistico; la cultura come contenitore dell’offerta turistica in città. In seguito il calendario delle mostre, con particolare attenzione ad una grande esposizione che si aggiunge alle tre già presenti in calendario; il grande omaggio di Pablo Atchugarry alla città. Avremo una rassegna che partirà da Palazzo delle Paure, contaminerà tutta la zona del lungolago fino a raggiungere anche i comuni limitrofi, in una sorta di percorso en plein air. Infine il riallestimento conseguente della galleria d’arte contemporanea di Palazzo delle Paure»