Paolo Trezzi: “Nel teatro i piccioni fanno oh”

Pubblichiamo le considerazioni dell’opinionista lecchese Paolo Trezzi in merito ai “non lavori” inerenti l’acustica del teatro della società di Lecco.

“Ho partecipato alla visita guidata al Teatro della Società organizzata dal Comune, dopo i lavori del primo lotto, quelli strutturali e il recupero del Sora e in attesa di quelli del secondo lotto, per arredi, rifiniture e recupero sipario storico, che partiranno verso novembre così che dopo una chiusura di 7anni ne consentiranno la riapertura.

– La visita ha rilevato il focus della Giunta: è concentrata sul bello (poltrone, spazi del ridotto, recupero di decorazioni su muri e porte)

– La visita non ha rilevato quello che invece ha fatto un intervento di due minuti due in una webradio il musicologo lecchese Angelo Rusconi che ha colmato, indirettamente, la mia domanda inevasa durante la visita: sono stati fatti interventi per cui acustica e palco porteranno a un reale salto di qualità al teatro?

No. Non sono stati fatti, ma andavano lungimirantemente fatti.

Pertanto mutuo questo chiedendomi se non è indispensabile, anche in virtù della raccolta fondi già un po’ ridondante e pompata in atto, porsi istituzionalmente l’impegno di un “Terzo lotto” di lavori, oggi non previsti, per colmare la scelta di essersi, in questo secondo e ultimo lotto, concentrati sul bello e non sull’utile. Sull’estetica e non sulla finalità primaria del Teatro.

Un Terzo lotto che vada ad ampliare il palcoscenico con un’apertura retrostante che ne permetterebbe profondità e più ampie scenografie oggi necessarie per le più rinomate Compagnie e produzioni, anche con una ‘torre scenica”, nonché il ripristino e quindi dotazione di una camera acustica che eviti la dispersione verso i piccioni sul tetto del suono così che lo si restituisca, come deve essere, ai musicisti e agli spettatori nella più alta e pulita qualità.

Farne a meno, di entrambe, totalmente infatti non considerate nei lavori di restauro dall’assessorato ai Lavori pubblici, ne precluderebbe, per decenni, il salto di qualità e un posizionamento di prestigio relegando il Teatro a una ridotta offerta culturale nonostante gli sforzi e l’impegno di questi anni che ha permesso comunque di tenere meritoriamente viva la fiammella della Cultura sotto la cenere di questo lungo tempo di chiusura.

Mi chiedo quindi se non sia opportuno, anche se, forse, così si dovrà procrastinare di qualche mese la riapertura, contemplare un terzo lotto per queste dotazioni e strumenti che oggi, colpevolmente, non sono stati tenuti in considerazione, rincorrendo invece, dopo la inevitabile messa in sicurezza, a un solo e più facile recupero del bello invece che del prezioso?

Più piazza di Cultura che sacchi di Stucchi per il nostro teatro”