Lecco Film Fest, intervista esclusiva ad Angela D’Arrigo

Angela D'Arrigo

Dal 5 al 9 luglio ad animare la piazza lecchese tornerà il Lecco Film Fest, con la quarta edizione e tante novità, per un evento che si sta sempre più consolidando come uno dei più attesi in città.

La crescita del Lecco Film Fest

In esclusiva per Il Cittadino, la Curatrice del Lecco Film Fest, Angela D’Arrigo, ha risposto alle nostre domande: «Siamo soddisfatti della crescita. Ricordiamoci che il Lecco Film Fest è nato in piena pandemia. Forse oggi ci siamo dimenticati gli aspetti più profondi di quel momento ma noi avevamo pianificato il festival per luglio e fino a fine maggio/giugno non sapevamo se era in presenza oppure online. Siamo arrivati ad una quarta edizione con un sempre più in profondità in ciascuno dei suoi aspetti. Non ha preso una sola direzione. Non è un festival di ricerca però ci sono delle proiezioni e delle iniziative che sono dedicate alla ricerca. Penso al lavoro con Verdone su Dreyer, a Zanussi, nomi non facili per un festival di piazza».

Al centro il tema femminile «Gli abbiamo dato un taglio del quale sono particolarmente soddisfatta. Abbiamo sempre voluto evitare l’effetto che io chiamo ‘riserva indiana’, quel tipo di festival costruito per sole donne e percepito dall’esterno come un luogo in cui si fa soltanto trambusto. Il nostro è un festival che garantisce una vetrina che si traduce nella possibilità di portare in luce alcuni temi importanti del mondo femminile in relazione alla società. Non è esclusivamente femminile ma teniamo alla voce delle artiste, che siano registe o attrici. Posso garantire che in ambito sceneggiatura non è facile trovarle perché gli uomini sono in maggioranza. Però è un punto a cui teniamo. Negli anni stiamo affrontando diversi temi che non riguardano la situazione femminile in Italia, in Europa e nel mondo. Anche il tema della guerra che abbiamo affrontato l’anno scorso, con la situazione dell’Ucraina molto recente, è sempre osservata con lo sguardo femminile per comprendere cosa sta succedendo alle donne in altre zone del pianeta. Continueremo su questo fronte. Porteremo a Lecco un’artista praticamente sconosciuta al grande pubblico [Mabel Normand] per inaugurare l’edizione e in più porteremo volti e voci femminili. Il Lecco Film Fest non è un luogo di rivendicazione pura ma di confronto, problematizzazione delle questioni»

Il radicamento sul territorio «C’è un lavoro che non si vede e non si sente ma è molto efficace sul territorio, ed è obiettivamente la città di Lecco con tutte le sue componenti quella che fa il festival. C’è molto equilibrio tra Fondazione Ente dello Spettacolo e quella dimensione nazionale che garantisce, tra nomi e visibilità che si riesce a fornire al territorio con la dimensione locale molto accentuata e parimenti indispensabile. E non solo nella costruzione del festival attraverso gli sponsor, che colgo l’occasione per ringraziare, il ruolo di Confindustria e delle tante istituzioni che sostengono il festival ma con un gruppo di volontari che cresce di anno in anno. Non solo numericamente ma come coinvolgimento e consapevolezza. E poi il lavoro con le scuole che quest’anno trova una piena realizzazione con un corso ‘Costruiamo insieme il Lecco Film Fest’ lanciato in questi giorni; offrire ai ragazzi di Lecco anche percorsi di formazione alternativa che sono rivolti non solo ai liceali e alle eccellenze ma soprattutto a chi alla scuola è meno interessato e però può trovare dei percorsi differenti»

La proposta del 2020: una scelta vincente «Ciò che ha funzionato è proprio aver avanzato la proposta tre anni fa. L’incertezza, le restrizioni, gel e mascherine da distribuire. Era la prima estate dopo il lungo lockdown e le persone avevano tanta voglia di stare all’aperto e ritrovarsi. I cinema e i teatri erano stati chiusi per tanto tempo, molti non hanno proprio riaperto. Abbiamo intercettato il pubblico lecchese e da fuori provincia, con una proposta nuova in un periodo in cui c’era fame di cultura e socialità. In più, la felice coincidenza della riapertura del cinema Nuovo Aquilone dopo quarant’anni di chiusura. Non riuscivo a capire fino in fondo il senso di appartenenza di una comunità alla sua sala finché non ho incontrato i lecchesi. Il cinema ha riaperto nel 2021 e il primo Lecco Film Fest ha messo in moto l’anno d’attesa per la riapertura della sala che successivamente è diventata una dei luoghi del festival»

Curare la cultura

Ci racconti il tuo ruolo di curatrice culturale? «Chi crea progetti culturali si trova nel momento in cui le cose stanno per nascere. È sempre un momento entusiasmante nel quale trovarsi. Essere nei progetti in cui stanno per nascere, dare il tuo contributo, pensare a cos’è oggi lo stupore, la meraviglia, pensando a chi vorrei che ne parlasse, e poi vederli arrivare e raccontarlo è molto entusiasmante. È il momento in cui si può agire, in piccolo, sulla vita delle persone, i beneficiari dei progetti. Ciò accade, soprattutto, per i progetti con i giovani, per il loro coinvolgimento attivo. Essere lì quando le cose accadono»

Quale momento del tuo lavoro ti fa stare bene? «La fase di studio. Il bello del mio lavoro è che mi permette di studiare, crescere, approfondire. Intendo studio in senso ampio: temi, questioni organizzative, manualistica, progettazione. Studiare a 360° e il confronto con un festival e i suoi ospiti, capire, affinare il pensiero e approfondire. Mi è successo tante volte. Per me quella è la parte più bella»