Grande successo a Merate per la serata con le autrici del libro “Yara autopsia di un’indagine”

Nella serata di ieri, giovedì 6 luglio, nell’Auditorium Comunale Giusy Spezzaferri, è stato presentato il libro Yara Autopsia di un’indagine (Mursia), il saggio di criminologia che racconta il processo che ha portato alla condanna dell’assassino della tredicenne di Brembate Yara gambirasio. un libro commentato direttamente dalle autricila giornalista Laura Marinaro, che risiede a Merate da anni e opera anche in provincia di Lecco, e la nota criminologa Roberta Bruzzone. 

L’evento, organizzato dalla Pro Loco di Merate e dallo studio SLC Milan Law Firm, criminal departement con il patrocinio del Comune di Merate, ha visto come protagonista un dialogo vivace e acceso, tra i legali dello studio, Veronica Fumagalli e Marcello Perillo con la nota psicologa e criminologa e con la cronista di nera inviata del settimanale Giallo, sui processi a Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello individuato dal Dna e condannato all’ergastolo in via definitiva dal 2018.

“Il libro parte da un racconto del processo a ritroso -come spiegato dalle autrici- dall’ultima udienza del Primo Grado a Bergamo, con la condanna all’ergastolo, per poi tornare a raccontare l’inchiesta dall’inizio. Un racconto fatto da una cronista, ma nello stesso tempo “in presa diretta”, soffermandosi su sensazioni, descrizione dell’ambiente e dei protagonisti”. 

“Questo libro nasce dai tanti taccuini di appunti che ho collezionato seguendo, come giornalista, il processo a Bossetti in tutte le udienze e dopo aver letto tutte le 40 mila pagine di atti -esordisce la giornalista Laura marinaro- il libro se fosse stato solo sul processo non lo avrebbe letto nessuno, allora in collaborazione con Roberta abbiamo deciso di raccontare i fondamenti del processo con una sorta di dialogo botta e risposta tra una giornalista e una esperta, dove le ho chiesto le sue valutazioni criminologiche”.

“Un narcisista patologico, subito ribattezzato “il Favola” per una propensione innata a mentire -ha definito Bossetti, Roberta Bruzzone-  uno che non confesserà mai di aver ucciso Yara perché ora si vuole raccontare come vittima del più grande errore giudiziario del mondo e soprattutto perché ammettere di averla uccisa, vorrebbe dire riconoscere di aver provato certe pulsioni sessuali. E un narcisista come lui prova vergogna e non sensi di colpa”.

Un nodo importante della serata, è stato il momento in cui la dottoressa Bruzzone ha spiegato al pubblico le varie tappe che hanno portato all’individuazione del famoso “ignoto 1”, che grazie ad analisi effettuate più e più volte e in differenti contesti, hanno dato analogo risultato.

Le autrici hanno ricordato che l’idea di un libro, che ripercorre le tappe di uno dei casi di cronaca, che ha tenuto e continua a tenere l’Italia col fiato sospeso e che ancora è rimasto nell’immaginario collettivo come un fatto vicino a tutti, “nasce dalla volontà della giornalista da una parte e dell’esperta dall’altra, di porre davvero una parola fine a quelle voci che ogni tanto si fanno sentire e che paventerebbero una verità differente da quella stabilita dai processi, per non lasciare impunito l’assassino di una ragazza che aveva solamente 13 anni