Fabio Concato in concerto a Lecco, Cenacolo sold out

Fabio Concato

Fabio Concato torna questa sera alle ore 21.00, per la seconda volta, in concerto a Lecco nella cornice del Cenacolo Francescano. Il cantante prosegue il suo tour nel territorio lombardo e stasera sarà nella città manzoniana, accolto dal pubblico delle grandi occasioni che riempirà totalmente la platea del teatro sito nel rione Santo Stefano.

Fiabe in musica

«Al Cenacolo Francescano ero stato poco prima del COVID, per la prima volta. È un luogo curioso, ho un ricordo molto buono. Speriamo che sia la stessa cosa sabato. Stiamo girando molto in Lombardia in questo periodo: Monza, Milano, Gorgonzola e sono appena stato a Saronno. Mi fa piacere ma ogni tanto penso: come mai ci sono tutte queste date? Sono tutte concentrate in due settimane e mezzo. Evidentemente è perché le cose stanno andando bene. Ricordo che il Cenacolo Francescano era un luogo che mi aveva incuriosito, in una zona molto caratteristica. La gente si divertì molto» esordisce Concato.

Le origini teatrali e il cabaret: «Il teatro è lo spazio ideale, secondo me. Per tutti i generi. Io ho iniziato al Derby, che non era proprio un teatro ma l’aria che si respirava era quella. Ed è stata un’ottima palestra, perché avere le persone con il tavolino e magari il cameriere che stappa una bottiglia di champagne proprio a venti centimetri dal palco non è proprio il massimo ma è proprio in quel senso che diventava una bella palestra il cabaret. Suonare e cantare in teatro è molto diverso dal cantare all’aperto, naturalmente, anche a livello di scambi di energia è tutto molto ravvicinato, a meno che non si debba cantare alla Scala. I nostri teatri italiani sono abbastanza piccini e si riesce ad avere un rapporto molto più diretto e ravvicinato, tralasciando particolari come il miglior ascolto, la disponibilità da parte del pubblico a sentire il concerto in maniera più agevole e comoda. Ci sono molte cose che sono a favore del teatro. E tutte le volte che vado in un teatro mi ricordo che quel palco, qualsiasi esso sia, è stato calpestato da attori, attrici, cantanti e quindi ogni teatro è un luogo sacro. O quantomeno, dovrebbe essere vissuto così. Ogni tanto invece succede che ne chiudono uno perché non funziona, perché ci sono interessi di altro genere ed è sempre un grande dispiacere, perché si distruggono storie, emozioni, note. Di tutto. È sempre un grandissimo dispiacere. I luoghi più sono piccini e più me li godo, mi diverto. Ripeto, il rapporto è davvero molto immediato, è molto verace e vero»

Il tratto fiabesco delle canzoni di Concato: «Sono d’accordo, e non mi è mai stata detta questa cosa. Probabilmente dipende anche dal mio modo di cantare, o di scrivere la musica. Però è una bella cosa da dire, mi fa molto piacere e magari la vedessero così tutti. Me la ricorderò»

Se Fabio Concato non fosse diventato un cantante: «A parte quando avevo 3 anni che alla domanda ‘Cosa vuoi fare da grande?’ rispondevo ‘Il pompiere o il comunista’, non so per quale ragione. Dopo i 5/6 anni ormai mi ero accorto che la musica mi piaceva tantissimo, non sapevo ancora indirizzarla ma poi per una serie di ragioni non ho fatto il conservatorio ma altro. Quando ho cominciato a fare altro ho pensato che sarei potuto diventare uno psichiatra o uno psicanalista decoroso perché mi piaceva la materia e credo di avere molta empatia con il prossimo. Certo, non sono gli unici ingredienti che ci vogliono però è una cosa che mi appassiona molto e continua ad appassionarmi molto il lato psicologico di ciò che mi succede intorno e delle cose che accadono. Credo che avrei fatto quello se non fosse che poi – ma questo è il mio alibi – cominciando a fare cabaret e rientrando mediamente intorno alle 03.00 della mattina per me era difficile andare a vedere i vetrini di istologia perché ero cotto però forse, come dettole un alibi. Probabilmente non mi andava di lavorare così tanto come dovevo fare per medicina e quindi sono passato a legge. Ma non esistono facoltà facili o semplici per cui anche a legge diedi un paio di esami ma poi mi sono fatto travolgere e coinvolgere dalla musica e da tutto il resto»

Il rapporto con le nuove generazioni: «Dipende da chi incontri. Ci sono ventenni di un certo tipo e ci sono ventenni che sono completamente diversi e che possono anche rischiare di far paura, considerato che io ho 70 anni. Ci parlo spesso e volentieri con i ragazzi, ogni tanto mi capita anche di vederli ai miei concerti e alla domanda ‘Che ci fai tu qui?’ mi dicono ‘Io sono qua perché amo la musica, la amo tutta a 360°’. Magari ad una certa ora ascoltano Jimi Hendrix, ammesso che qualcuno gliel’abbia fatto conoscere, e alle 18.30 comincio a sentire Concato. Il rapporto è buono ma rispetto alla musica avrei un po’ da dire: siccome stiamo parlando di canzoni non sarebbe male che ci fosse un pochino più di musica nelle cose che scrivono i ragazzi oggi. Mi sembra che ci sia più ritmo che melodia, armonia e accordi. Però dobbiamo farcene una ragione, nel senso che non è colpa dell’Italia, è il pianeta che gira in quel modo ed è la musica che gira per il pianeta in questi anni. Io spero solo che questo periodo, che ormai di 15-20-25 anni ci riporti alla canzone, quella che i nostri figli e i nostri nipoti canteranno fra 40 o 50 anni. Così com’è successo a me. Alla fine è così che è andata; io quando ho registrato un disco con Fabrizio Bosso abbiamo rivisitato alcune canzoni tra la fine degli anni ’50 e gli anni ’60 e sono cose che stanno in piedi perfettamente perché c’è la musica con la M maiuscola, non c’è soltanto il battere e il levare. E le parole a volte sono molto interessanti ma non riesco a coglierle. Sono grappoli di frasi velocissime che non riesco a fermare, ed è difficile che riesca a capire il senso di una canzone. Uno potrebbe anche obiettare:’Hai 70 anni, vattene in Versilia e non rompere le balle’. Ma siccome non è in questi termini la situazione mi piacerebbe soprattutto riconoscerli, perché faccio sempre molta fatica, non riesco a distinguere un rapper da un altro e mi dispiace molto, non è che non me ne freghi niente. Mi piacerebbe sapere che cosa canta… Fibra, forse, però non stiamo parlando di ragazzini. Per il resto mi piace tanto Madame, perché trovo che sia talmente eccessiva che è fantastica. È anche una donna molto coraggiosa, secondo me. Ha un modo di scrivere che è tutto suo, ha una voce sua; io la prova la faccio quando ascolto la radiolina. Se sento Bersani dico ‘Ah, questo è Samuele’, non è un altro. Ci vuole il proprio stile, la propria zampata, sennò siamo tutti uguali, non è possibile. Quando ascolto Madame la becco subito, so che è lei anche se la canzone non la conosco. Però io Madame la capisco. Capisco quello che dice. E poi capisco che c’è anche un po’ di musica sotto, una musica un po’ diversa, un po’ più musica. È difficile dirlo con parole ma sembra che ci sia equilibrio. È affascinante perché non riesco a capire dove possa arrivare. Mi incuriosisce anche per quello. E non significa che deve farmi ridere anche la prossima volta, come fanno in molti. Significa vedere dove va a parare, se la cosa va avanti, se questo modo di vivere la sua vita va avanti. Con questa estrema sincerità, questo spogliarsi di tutto, perché ha rilasciato delle interviste, secondo me, molto belle. Qualcuno è rimasto anche scandalizzato ma chissenefrega. Però nulla sta vivendo un periodo felice, anzi forse la musica è il prodotto diretto di questa nostra società che fa acqua un po’ da tutte le parti. I ragazzi sono incazzati, ci sono molte ragioni per essere arrabbiati. Soprattutto a quello che sta accadendo alle donne; ci sono anche delle cose che io ascolto per sbaglio e che sono di una violenza inaudita, create da gente che fa il mio mestiere o comunque ci prova e fanno delle cose che mettono i brividi. Ovviamente non fanno bene ai ragazzi in generale, specialmente a quelli che hanno meno strumenti a disposizione per sapersi proteggere e per non entrare in quelle logiche dell’orologio della macchina da corsa, dei soldi, dei vestiti, delle mutande firmate. Delle robe che sono veramente agghiaccianti e che non fanno bene ai ragazzi. Non è possibile che 107 donne siano state massacrate da inizio anno, è micidiale. Io credo che sia anche quello frutto di una società che ormai è al collasso e che è profondamente provata, oltre al COVID che ha peggiorato di molto le cose. Basta guardarsi un po’ intorno per capire che si vive in un clima tutto sommato folle»

Le canzoni di Fabio Concato fanno sentire a casa: «È un sentire abbastanza comune il discorso della casa. Quando è uscito l’ultimo disco solo voce e chitarra sembrava di essere in camera mia e ho registrato questa cosa che è ancora più domestica. Spesso mi riportano questa cosa. ‘Mi fai sentire a casa’ oppure ‘Mi rassicura’. È una specie di terapia, anche quando parli di cose terribili o di cose molto tristi. Questo è il mio modo di affrontare i problemi anche quando sono drammatici. Oltre il giardino è la perdita del lavoro di un cinquantenne, Telefono azzurro o Un puntino, quella canzone che parla di bambini nei paesi più poveri del pianeta che stanno aspettando da decenni di vedere una nave, un puntino in mezzo al mare che porti giocattoli ma anche libri, strumenti per emanciparsi, per studiare e che porti la pace. Invece esiste una metà del mondo che è in guerra. Ma lo faccio sempre a modo mio, non vuol dire che sia il migliore. Ci sono altre persone che parlano delle stesse cose o quasi, usando altri termini. Questo è il mio modo però è anche il mio stile. È un po’ quello che raccontavo prima a proposito dei miei colleghi in radio. È difficile che io venga scambiato per qualcun altro. Magari a livello fisico personalmente sì perché a volte la gente fa delle gaffe clamorose però se accendi la radio e io sto cantando è difficile che uno dica ‘Questo qui è..’ oppure ‘Non lo conosco’. Avere una personalità è molto importante artistica e una riconoscibilità perché sennò è un disastro. L’altro ieri a Napoli, stavo mangiando con i musicisti e si avvicina un ragazzo che cercava di campare quel giorno vendendo mutande e calzini. Mi fa ‘Ah, Flavio!’ e io ‘No, Fabio, Fabio Concato’. ‘Ah, sì, sì. Ah ma quella canzone come era bella’ [intona Teorema di Ferradini]. Ho risposto ‘Per piacere, no, quello è Ferradini’. E lui ‘Ah, sì, sì’. Oppure un’altra volta, ‘Che bella quella sua canzone: Ancora, ancora’ e io ‘No, io son Concato non De Crescenzo’. ‘Ah sì, scusate, avete tutti e due i baffetti!’. Ma son sempre cose fatte con grande affetto, succedono e mica solo a me, anche a quelli famosissimi»

Il legame con la Lombardia: «È vero che non abito nella città più bella del mondo [Milano] ma è vero che la Lombardia è una terra meravigliosa e non ho scoperto niente. A parte il mare c’è tutto ma c’è un tutto che è magnifico. Anzi, molti dei lombardi secondo me non la conoscono a sufficienza. A parte che non conosciamo benissimo nemmeno il nostro Paese magari conosciamo meglio le Maldive ma nessuno è mai stato ad Amalfi o Sorrento, che è abbastanza vergognoso. Però questo è un mio parere. La Lombardia è una terra magnifica e secondo me sono magnifici anche i suoi abitanti. Posso dire così anche di molte altre regioni però io sto molto bene, mi sento proprio a casa mia e non andrei da nessun’altra parte perché sto bene. Sto bene anche a Milano e non è proprio il massimo, soprattutto ultimamente. Figurati allora andare a Lecco o a Tirano. Sulle montagne, in collina, abbiamo dei fiumi e dei laghi che sono una meraviglia. Mi sento molto bene e mi sento molto a mio agio»