Dolcenera in concerto a Lecco:«Non c’è niente da fare, ho una doppia anima»

Dolcenera

Sabato 18 novembre la cantante e polistrumentista Dolcenera sarà in concerto a Lecco nell’ambito della stagione teatrale 2023/2024 del Teatro della Società. Lo show di piano recital andrà in scena all’Auditorium Casa dell’Economia. Per l’occasione, Dolcenera ha rilasciato un’intervista a Il Cittadino di Lecco.

Dolcenera e Anima Mundi

Da dove nasce lo spettacolo che proporrai a Lecco?

«Dal mio ultimo album che si intitola Anima Mundi. È uno spettacolo recital nel quale suono il pianoforte e nel quale il recital è una parte concettuale, legata al concetto dell’Anima Mundi, secondo il quale tutti gli organismi viventi fanno parte di un’unica anima universale; non esiste il distanziamento, non esiste il me e il te, è come se fossimo una sola cosa. È un concetto legato agli elementi principali del nostro pianeta che non sono quattro come tutti pensano ma se ne aggiunge un quinto, che si chiama Quinta Essenza/Etere, che rappresenta la sostanza dell’Anima Mundi. Il concetto dei cinque elementi esiste in tutte le culture del mondo. Sono degli studi che ho fatto, delle conoscenze filosofiche e fisiche, mi sono interessata a questo argomento e ho letto tanto. Fondamentalmente, è uno spettacolo nel quale la personalità di ognuno di noi viene messa in discussione. Ogni canzone è legata ad uno o più di questi elementi, perché tutto è divisibile in loro»

Nello spettacolo ci saranno anche canzoni di altri grandi artisti, come Fabrizio De André, al quale sei legata sin dal nome d’arte e suonerai il pianoforte, il tuo primo strumento. È anche un ritorno alle radici per te?

«Sì, sono all’essenza. Sono in un momento in cui guardo all’essenza ma in tutti gli aspetti della mia vita. Hai proprio centrato il punto. È un momento storico in cui festeggio vent’anni di carriera, sono una persona adulta, ho visto tanta musica passare accanto, sotto e sopra di me, e ci troviamo tutti in un altro momento storico musicale rispetto a quello che era e poteva essere dieci anni fa. È anche un momento storico in cui il pensiero dominante è andare all’essenza perché sento molta plastica in giro. Andare alle radici della musica e di se stessi. Il principio è: non farsi condizionare da niente e nessuno, essere puri nella scrittura e nell’esecuzione, esseri puri nell’intento. Sentivo già dentro di me questo bisogno»

Sei un’artista eclettica e trascinante. Dal punto di vista del legame con il pubblico c’è un luogo che ritieni più congeniale per te oppure l’importante è proprio il rapporto con i tuoi fan?

«Quest’anno sono stata in giro in tre formazioni differenti in tour. La prima è piano e voce nel piano solo recital in teatro, la seconda è con la band e la terza con l’orchestra sinfonica. Sono tre modi di rappresentare tre parti della mia anima. L’essenza e la purezza risiede nel piano solo recital ma ho sempre avuto una doppia anima. Nel piano solo recital si vede la mia parte più cerebrale che invece si vede meno quando suono con la band, devi leggerla tra le righe dei testi in quel caso. A me piacciono tutte perché non possono fare a meno di essere tutte e due e perché anche il nome Dolcenera non è stato scelto soltanto per De André ma è proprio qualcosa che rispecchia il mio carattere, il mio modo d’essere, a tratti di una che è chiusa in uno studio ricurva su se stessa, che si fa venire le protusioni alla schiena perché è sempre ricurva sul pianoforte e sul computer per scrivere e arrangiare, a tratti di quella che deve andare fuori e starebbe su un campo da tennis per ore. Io sono doppia, non c’è niente da fare, ho un doppia anima. Ed è difficile da tenere in equilibrio ma nel live ci riesco, quest’anno mi sono trovata queste due situazioni in contemporanea e nei dischi ci sono riuscita meno. È mancata più quella teatrale nei dischi. E per questo motivo devo venire in teatro»

Secondo te la tua tendenza a sperimentare ti ha penalizzata dal punto di vista mediatico?

«Sì, è vero. La sperimentazione è qualcosa che si sono permessi in pochi nella storia della musica, in generale. Per la maggior parte si tende, nel momento in cui si trova una chiave vincente che ti permette di essere amata dal pubblico, di non perderla. La mia sperimentazione un po’ ha allontanato una parte del pubblico ma ne ha selezionata un’altra, in maniera inconscia. Magari più piccola ma che con una mentalità e visione del mondo estrema. Perché quando parlo di Anima Mundi e ho davanti a me in teatro ragazzine di 17 anni immerse in certi libri e in certe letture, vuol dire che le scelte che ho fatto inconsapevolmente e musicalmente hanno selezionato delle persone che hanno una certa visione. Dal vivo sono universale perché penso che una delle mie più grosse caratteristiche sia quella di essere un animale da live. Quando si suonava dal vivo in tv sono esplosa perché mi hanno vista suonare dal vivo»

Quanta voglia avevi, dopo tanti anni, di tornare con un album come Anima Mundi?

«Anima Mundi è un album strano. Ad un certo punto feci uscire l’ultimo singolo del penultimo album uscito nel 2016. Dopodiché, dal 2018 al 2022 ho fatto uscire una marea di singoli che poi hanno fatto parte di Anima Mundi: Un altro giorno sulla Terra, Più forte, Amaremare, Calliope (Pace alla luce del sole). Dopo vent’anni capisci che esistono successi e successi e alcuni sono più veri di altri. Perché si vede che le persone hanno recepito in quella canzone un’emozione che sconfigge il tempo, non è un’emozione limitata ad un certo periodo. E te ne rendi conto quando suoni dal vivo. Sono tante le canzoni che hanno avuto un successo radiofonico incredibile ma dopo tre anni le fai dal vivo e le persone non sentono più niente. In cinque anni almeno cinque singoli, almeno uno all’album. Era un periodo più da singoli. Poi mi sono resa conto che quello che stavo facendo era un concept, perché erano tutte canzoni che trattavano di un amore universale, di un senso di connessione e condivisione. Il ritorno al concetto di Anima Mundi. La Quinta Essenza è definita con le parole condivisione e connessione»

In questo momento della tua carriera a cosa stai lavorando per il futuro?

«Sto scrivendo, felicemente. C’è stato un momento in cui non ho scritto più niente perché non ero ispirata dalla musica attorno, perché tutte le forme di arte, inclusa la scrittura musicale, sono legate all’abbracciare un movimento stilistico. C’è stata l’epoca del punk, del rock e di tanti altri generi: ma adesso che epoca è? Io non lo riconosco, non riesco a riconoscere niente, se non il reggaeton ma è già qualcosa di cinque sei anni fa. Forse la trap ma è uno stile di passaggio. Non ho sentito di poter abbracciare una corrente stilistica, entusiasmarmi e trasformarla. Ora sto bene perché me ne frego. Ho deciso di non farmi condizionare dall’ambiente esterno e di andare all’essenza. Anche se in questo momento storico, in generale, la situazione e l’equilibrio tra i popoli è deprimente. Siamo circondati da due guerre, da tensioni totali ed è come se fossimo arrivati alla resa dei conti. Ora la guerra si fa in un altro modo rispetto a prima, si fanno scambi commerciali anche con nazioni che non rispettano i diritti umani e ciò condiziona la capacità di essere liberi. Siamo imbalsamati, fermi nell’incapacità di agire in maniera pulita. È un momento storico orribile, di una politica che usa frasi brevi e ad effetto per accalappiarsi il consenso popolare tramite i social. Un concetto complesso non può essere espresso sui social, e la politica è complessa. Ci dirigiamo verso la semplificazione, l’omologazione e qualunquismo. Quando ho scritto Amaremare c’era Greta Thunberg e manifestazioni di giovani che non si vedevano da parecchio tempo; qualcosa si è mosso e quella cosa mi ha travolta. E volevo scriverlo in una forma semplice. Amaremare nella sue estrema semplicità racconta un argomento fondamentale. Per questo motivo ha avuto una marea di successo tra le persone, nonostante ne abbia avuto di meno in radio. Ma quando la suono dal vivo… Bisogna scrivere di temi importanti ma in maniera semplice e comunicativa. Dal mio spettacolo si può andar via, probabilmente, con qualche dubbio sulla propria personalità ma con un altro modo di sentire e percepire»

Foto cover: teatrosocietalecco.it