Cineteatro Palladium, giovedì l’anteprima del doc Il Ragno della Patagonia

Copertina di Il Ragno della Patagonia

Giovedì 27 aprile alle ore 20.30 si svolgerà al Cineteatro Palladium di Lecco la proiezione in anteprima del documentario di Fulvio Mariani, Il Ragno della Patagonia, dedicato alla storia del grande alpinista lecchese Casimiro Ferrari, realizzato con la partecipazione di Matteo Della Bordella. L’anteprima ufficiale sarà preceduta da una proiezione alle 17.30.

Sinossi

«Altissime torri, specchiate su un mare di ghiaccio sotto un cielo spesso sconvolto dalle tempeste. Tale è la sfida dell’alpinismo patagonico, a cui sa rispondere solo l’élite internazionale. Tra i suoi pionieri spicca il nome di Casimiro Ferrari, che con i suoi Ragni di Lecco incise la sua impronta sulla roccia, il ghiaccio e le leggende della Patagonia. A molti anni di distanza, il regista Fulvio Mariani, esperto di quelle montagne dal 1985, segue il giovane alpinista Matteo della Bordella, che con i suoi compagni ripercorre le pareti di Casimiro, ripetendo o aprendo nuovi itinerari in stile pulito, leggero e futurista, a conferma che arrampicare in questi luoghi è un gioco dalle regole estremamente severe. Presentando una ricca scelta di filmati d’epoca, talvolta inediti, il film mette allo specchio due generazioni d’alpinisti: sul Cerro Torre, al Cerro Murallón, al Riso Patrón come sulla Est del Cerro Fitz Roy, i giovani sono ancora attratti dal carisma del mitologico “Ragno della Patagonia”, di cui scoprono parete dopo parete la determinazione e l’intuito
esplorativo. Una strada purtroppo non esente dal pericolo e dalla perdita dei migliori compagni»

Chi era Casimiro Ferrari

Dal sito ufficiale dei Ragni di Lecco si può ripercorrere la vita di Casimiro Ferrari: «È stato un alpinista italiano, noto specialmente per le sue scalate sulle vette andine in Patagonia che gli sono valse il titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti alpinistici nel 1977. Un personaggio particolare, che in Patagonia non solo ha scalato un’infinità di montagne, ma ci ha vissuto per lunghissimi anni, proprio lì, a pochi chilometri dal “suo Cerro Torre”, che dal salotto di casa sua si poteva osservare attraverso un binocolo che non spostava mai dalla finestra e che puntava sul fungo sommitale. Nel luglio 2001, Casimiro era ancora in Patagonia, per quello che diventò il suo ultimo viaggio. Era partito in pieno inverno australe per verificare le condizioni della sua estancia; per raggiungerla dovette coprire a piedi una distanza di 15 Km, camminando nella neve fresca che gli arrivava fino al petto! Una volta arrivato, si ammalò di polmonite e si dovettero chiamare i soccorsi. Subitaneo fu il suo ritorno in Italia, dove morì poco tempo dopo, il 4 settembre 2001. Ma ciò che ha inserito Casimiro nell’Olimpo dell’alpinismo internazionale è la sua ascensione sulla parete Ovest del Cerro Torre nel 1974. Con questa montagna, egli ha vissuto un rapporto particolare e per certi aspetti unico. Con i compagni Mario Conti, Daniele Chiappa e Pino Negri, ha risolto uno dei più grandi problemi alpinistici del mondo, con un invidiabile spirito di gruppo, unito alla testardaggine fuori dalla norma che ha dimostrato su quella parete corazzata di ghiaccio. Un’impresa che è entrata negli annali dell’alpinismo mondiale»