Condividiamo con i lettori de: “Il cittadino” il parere del musicologo lecchese Angelo Rusconi, profondo amante della musica classica e conoscitore di teatri, in merito ai lavori realizzati presso il teatro della società.
“Dopo aver letto con attenzione i vari post pubblicati nei giorni scorsi, i commenti e i documenti linkati, provo a fare una sintesi, sperando che torni utile a vederci chiaro sui vari punti in discussione. Mi scuso per la lunghezza, ma la questione è cruciale.
– DIPINTO SUL SOFFITTO: un affresco si può “strappare” (perché il colore è applicato sull’intonaco posto sopra un muro); un dipinto i cui colori si impregnano direttamente nel “muro” (muro in questo caso fatto di amianto), no. A leggere la spiegazione sul sito del Comune ( https://teatrosocietalecco.it/soffittone/… ), SEMBRA di capire che si siano riprodotti i contorni esatti delle figure ed eseguita la ridipintura dei colori. Se è così (e sottolineo SE), quello che ora si vede sul soffitto del teatro non è il dipinto del Sora ma un suo rifacimento. L’opera non è stata salvata, è stata rifatta. Su questo punto, credo sia necessario chiedere chiarezza e, se le cose stanno così, capire quanto ingente sia stato l’esborso per fabbricare una copia, copia che sarebbe doveroso, nel caso, presentare come tale.
– SPAZI PALCOSCENICO: abbiamo detto e ridetto che la criticità principale è la storica mancanza di spazio sul e dietro il palcoscenico, alla quale, non a caso, fin dal XIX secolo si era rimediato aggiungendo una “abisde” dietro al palco, abbattuta sfortunatamente nel restauro degli anni ’60 rimettendo il teatro nella situazione precaria di cui si erano evidentemente già resi conto 150 anni e rotti fa. L’occasione del restauro avrebbe dovuto tenerne conto, invece nisba; né certo basta che sia aumentato lo spazio disponibile sotto il palco, minimo soprattutto in altezza. Sarebbe urgente sapere se i lavori ora fatti consentiranno di rimediarvi in futuro.
– ACUSTICA: tutti i teatri costruiti per l’opera, ed eventualmente la prosa, presentano problemi di acustica quando sono usati per concerti, e questo sia in sala (specie quando si esibiscono orchestre ampie) sia sul palco (e questo anche se suona un quartetto d’archi: i musicisti non si sentono l’uno con l’altro). Anche questo problema era ben presente ai nostri predecessori, che difatti dotarono il teatro di una camera acustica, cioè di un sistema di pareti lignee che racchiudevano il palco come in una camera che rimandava il suono sul palco e in sala anziché farlo disperdere in alto. Tale camera acustica risulta essere stata “smaltita” per iniziativa dei funzionari comunali preposti alla gestione del teatro, presumibilmente negli anni ’90, e mai sostituita. Anche di una soluzione a questo problema non c’è traccia nel progetto originario, né, a quanto pare, nel secondo lotto.
CONCLUSIONI. Il progetto di restauro è nato male in quanto concepito unicamente per rispondere alle moderne norme di sicurezza. Un progetto lungimirante avrebbe colto l’occasione che il teatro era aperto come una scatoletta di tonno per mettere a posto tutte le criticità e renderlo un teatro moderno tecnicamente e attrezzato per una nuova vita. Questo è accaduto anche perché non si sono coinvolti operatori tecnici, artistici e culturali che nei teatri ci vivono e conoscono le necessità tecnico-artistiche degli stessi. La nuova gestione del progetto, grazie all’assessore Maria Sacchi, ha coraggiosamente affrontato una serie di problemi e ripensato il progetto ereditato dalla amministrazione precedente, aggiungendovi l’interesse per il recupero di particolari decorativi. Non c’è stato il coraggio di fare la scelta più ardua, cioè il sacrificio del dipinto del Sora; o meglio, A QUANTO PARE, lo si è di fatto sostituito con una copia, e su questo, SE E’ COSI’, ci sarebbe da discutere. Ora sarebbe il momento di occuparsi, finalmente, delle principali problematiche tecniche e acustiche con un terzo lotto di lavori. Ci si augura che ci siano ancora le condizioni per progettarlo ed eseguirlo”.