Lecco Film Fest, chiusura col botto e arrivederci all’anno prossimo

Il Covid ha impedito a Carlo Verdone di essere presente alla terza edizione del Lecco Film Fest ma l’attore e regista romano, nome di punta dell’edizione di quest’anno, non ha voluto mancare all’appuntamento con la piazza lecchese per parlare di Ordet – La parola di Carl Theodor Dreyer, proiettato al cinema Nuovo Aquilone nel pomeriggio, preceduto da un videomessaggio dell’artista da Roma.

Lecco Film Fest: Verdone critico e appassionato non ha tradito il pubblico lecchese

In diretta live dal suo studio capitolino, Verdone ha conversato con Gianluca Arnone, coordinatore editoriale della Rivista del Cinematografo, la critica Marina Sanna, il regista Ciro D’Emilio e il direttore di Fondazione Ente dello spettacolo Davide Milani.

Inizialmente Verdone si è scusato con la gremita piazza Garibaldi (circa 400 persone presenti) per esser stato costretto a rinunciare alla trasferta sul Lario a causa del virus, promettendo di non mancare il prossimo anno; il Lecco Film Fest 2023 ha già il suo primo illustre ospite confermato. Il discorso si è spostato quasi immediatamente su Ordet, un film che l’attore ha raccontato di aver conosciuto quasi per caso :«Un pomeriggio andai al cineclub convinto che ci fosse la proiezione di Metropolis di Fritz Lang. Invece vidi questo film, già iniziato e ne rimasi affascinato» Con il suo sguardo da regista, Verdone si è soffermato su alcuni aspetti del film: «In Ordet ci sono dei tempi incredibili degli attori, un solo secondo in più tutto sarebbe stato diverso. Ci sono movimenti di macchina impercettibili, e un utilizzo del bianco e nero che non ho mai visto in tutta la mia vita. Il più bel bianco e nero di sempre».

Il film di Ordet mi costò una bocciatura da mio padre

Ordet e Dreyer che sono furono al centro anche di un esame all’università in cui venne bocciato addirittura dal padre, il critico e accademico Mario Verdone: «Il giorno prima gli chiesi di farmi domande su Fellini, Rossellini, Blasetti, il Neorealismo. Qualsiasi cosa tranne il cinema del Nord Europa, tra cui Dreyer. Mi chiese proprio quello e mi bocciò: «La prossima volta ti prepari su Dreyer» Una conversazione, seppur a distanza, che ha scaldato il cuore dei lecchesi, assorti nell’ascoltare il Verdone cinefilo così come il Verdone più conosciuto, quello ironico e guascone, in grado di strappare una risata con poche semplici battute.

Verdone ha parlato anche del libro e della serie Vita da Carlo

Un accenno anche sul libro, scritto proprio durante all’inizio della pandemia: «Durante il lockdown ho riaperto delle scatole che avevo messo da parte, erano piene di ricordi che mi provocavano dolori. A partire da questa riscoperta ho scritto il libro “La carezza della memoria”. E dentro una scatola ho trovato una foto incorniciata di Dreyer, con dietro una dedica per mio padre Mario, che è stato il primo docente universitario di storia e critica del film in Italia. A forza di evocare i fantasmi, alla fine li ho fatti apparire». Ha poi accennato alla fortunata serie di Amazon Vita da Carlo in cui racconta il vero Verdone “sindaco” per un giorno.

Lecco Film Fest: Grandi eventi anche in chiusura

L’ultimo giorno del Lecco Film Fest è stato caratterizzato dall’incontro del mattino con il direttore del Corriere del Sera, Luciano Fontana, e Agnese Pini, direttrice de La nazione e ‘guest star’ dell’ultimo minuto, Enrico Mentana, direttore del Tg La7. Prima della chiusura serale con Leonora Addio di Paolo Taviani, il festival ha dato spazio, come di consueto, alla parte musicale: quest’anno ospite d’onore è stato Omar Pedrini, ex leader dei Timoria, che ha dato ampio spazio al suo percorso canoro interpretando anche le parole e la musica dal vivo.

La terza edizione del Lecco Film Fest ha confermato l’ascesa di una kermesse che punta sempre di più a consolidarsi come uno degli eventi più attesi del programma culturale lecchese e inserirsi tra i festival cinematografici più interessanti nel panorama nazionale.