Don Milani: il Lecco Film Fest dei record pronto per lo sprint del 2023

«Ques’anno è stato un successo di pubblico per la città, ma per l’anno prossimo abbiamo intenzione di andare oltre». Parola di Don davide Milani, presidente di Fondazione Ente dello Spettacolo e direttore della Rivista del Cinematografo, nonché del lecco Film fest appena concluso. Un evento , giunto alla sua terza edizione, che nelle cifre non può che essere letto positivamente: 4500 presenze in 4 giorni, 44 ospiti, 50 professionisti e oltre 100 volontari.

«Il bilancio lo si ricava dalle persone che hanno lavorato con entusiasmo a questo progetto per mesi. Ho percepito la voglia di mettersi al servizio della comunità e di fare progetti culturali attraverso il cinema», ha detto.

Al Lecco Film Fest al centro i volontari e gli ospiti non divi ma persone vere

«Al festival ha lavorato Fondazione Ente dello Spettacolo che presiedo e agisce utilizzando il cinema come fatto artistico e culturale e come elemento di comunità. Ma anche i volontari, persone desiderose di accogliere artisti e pubblico, di creare un evento che facesse capire come si rapporta la nostra città ad un evento culturale dove tutti sono protagonisti. E poi gli ospiti, che comprendono di essere davanti ad un festival differente dagli altri, con l’idea dell’accoglienza e della comunità, non del divismo. Non si viene al Lecco Film Fest per le foto ma per realizzare una dimensione d’incontro, di scambio, di conoscenza e di confronto»

Il rapporto con le istituzioni è molto saldo.

«È bello osservare questo concerto di istituzioni: Comune, Regione, Camera di Commercio, Fondazione Comunitaria del Lecchese, Fondazione Cariplo, Provincia di Lecco ma soprattutto il partner che assieme a Fondazione Ente dello Spettacolo mantiene le redini del festival, Confindustria di Lecco e Sondrio. È un legame importante perché Confindustria crede che le aziende non siano soltanto strumento per raggiungere profitti ma siano anche al servizio della comunità ed è bello che si occupino anche della vita della gente. Gli obiettivi del Lecco Film Fest sono stati centrati perché la mobilitazione del pubblico, anche in orari insoliti per Lecco, ha permesso di riempire la sala per proiezioni e dibattiti. C’è stata una grande risposta»

Una delle parole chiave del festival è proprio ‘comunità’. Quanto è importante alimentarla anche attraverso il cinema?

«Se non ci fosse questa motivazione alle spalle non si giustificherebbe la presenza della comunità cristiana che si rende protagonista di un’iniziativa così. Il motivo per cui lo facciamo è il bisogno di ritrovarci anche al di fuori dalla chiesa per confrontarci sui grandi temi che il cinema solleva e che tutti i dibattiti hanno messo al centro. Non possiamo esser dentro la città come delle persone che si incrociano solo al bar e in chiesa, abbiamo bisogno anche di stare insieme e recuperare il senso più antico e medievale della piazza. A me piace usare la cultura perché sento che è la missione della Chiesa; coniugare la fede con la vita. Quindi la fede che si celebra personalmente e che si celebra in chiesa dev’essere capace di arrivare anche alla piazza. Usciamo dalla chiesa e proviamo a stare insieme e a porre delle riflessioni come quelle che il Lecco Film Fest ha proposto».

Il Lecco Film Fest non è solo proiezioni, ma dibattiti e condivisione

Come accade anche alla Festa del Cinema di Roma, il Lecco Film Fest è soprattutto dibattiti, incontri, condivisione a discapito di una formula più classica come quella di un festival maggiormente centrato sulle proiezioni.

«Sulla stessa riga Lecco, Roma e Venezia non ci possono stare. La nostra è un’esperienza legata ad un territorio e ad una comunità e questi due festival non sono nemmeno paragonabili. Frequento la Mostra da tantissimi anni e ci sarò anche quest’anno, so bene di cosa si tratta. Il nostro evento risponde maggiormente ad un bisogno della comunità locale, che attraverso la cultura usa il medium del cinema per viverla. Non avrebbe senso da noi, perlomeno per come è stato pensato il Lecco Film Fest, un festival nella più classica delle sue accezioni, con un concorso e dei premi. Qui abbiamo le radici nel cinema e con esso ci riportiamo a temi come la comunicazione, la guerra, il ruolo delle donne nella società, l’ambiente e come fare impresa in maniera sostenibile. Il cinema diventa fondamento d’innesco di alcune riflessioni. È un po’ lo stile di Fondazione Ente dello Spettacolo, che tra l’altro durante la Mostra di Venezia si affianca alla Biennale per organizzare incontri e dibattiti nell’arco delle due settimane della kermesse lagunare».

Lecco Film Fest, un evento per il territorio

In conferenza stampa ha parlato di un’Italia ricca di grandi eventi ma anche costituita da borghi e da piccoli centri. Quanto sono importanti, nell’ottica del cinema in quanto medium per aprire riflessioni su altri temi, i festival cinematografici locali?

Quando abbiamo lanciato il Lecco Film Fest abbiamo invitato in città Alberto Barbera, direttore della Mostra del Cinema di Venezia, che ci ha incoraggiato a proseguire in questa direzione e ci ha ricordato quanto per il sistema cinema siano importanti i festival territoriali. Permettono agli artisti e ai protagonisti del cinema di avere una dimensione familiare con il pubblico e di non avere gradi di separazione. Rispetto a Venezia, a Lecco gli artisti instaurano un rapporto familiare stretto che gli permette di conoscere il pubblico. Quando Carlo Verdone mi ha comunicato che non avrebbe potuto essere presente a causa del COVID, la sua prima preoccupazione è stata la gente.

Nei primi tre anni l’attenzione verso il tema delle donne e dei giovani è stata una costante dell’evento. Da una parte abbiamo l’attenzione verso lo sguardo femminile, una caratteristica del nostro festival che non abbiamo evoluto in modo verticale. Dopo aver annunciato e sviluppato il tema nel corso della prima edizione ora attraversa orizzontalmente tutto il festival. Quest’anno ci siamo concentrati sul ruolo della cultura, in quanto luce dentro la città. L’attenzione verso i giovani è stata costante, sia con la Summer School, un percorso di formazione dedicato appositamente per loro, sia con il coinvolgimento, appassionandoli all’arte cinematografica e raccogliendo la loro passione. Per renderli protagonisti di qualcosa d’importante. Sono stati tutti fieri di quest’esperienza.

Un Lecco Film Fest che accoglie ospiti del calibro di Zanussi e Verdone. Come sono nate queste due partecipazioni importanti?

Zanussi è stato premio Bresson, è un grande maestro di cinema che riflette i valori della Fondazione. È un amico, così come Verdone, che incarna un’idea di cinema a noi molto cara ed è stato molto lieto quando gli abbiamo comunicato la volontà di avere un ospite prestigioso ma in grado di sostenere un dialogo su questi temi. Ha accettato pur venendo dalla Polonia ed è stato la perla di quest’edizione.

Carlo Verdone vicino al Lecco Film Fest

«Carlo Verdone è molto vicino alla Fondazione, suo padre è stato una firma della Rivista del Cinematografo. Lui ha accettato ad una condizione: poter partecipare per iniziare un ragionamento con noi. Ed era quello che volevamo sentirci dire. La proposta di Ordet, per i motivi ben noti, è stata sua. È bello che il festival sia luogo di questi dibattiti e venga apprezzato per la capacità di reggerli. A me impressiona vedere la piazza piena per Zanussi, nonostante contesti ambientali non proprio favorevoli. La comunità di Lecco è preparata e sostiene volentieri questi dibattiti.Ho apprezzato vedere la sala del Nuovo Aquilone e piazza Garibaldi piene nonostante l’assenza fisica di Carlo Verdone; le persone non erano lì per vedere un divo ma perché sapevano che quella persona avrebbe proposto un ragionamento«.

È un festival che cresce, nonostante abbia all’attivo soltanto tre edizioni. Che cosa è cambiato rispetto all’inizio?

«Il Lecco Film Fest cresce perché la città lo aspetta, perché è sostenuto e perché da quest’anno, con una sala cinematografica, possiamo aggiungere anche proiezioni diurne. Cresce perché il pubblico ama essere sfidato, quindi possiamo introdurre molti più momenti di ricerca e dedicati. Spingeremo ulteriormente, anche su percorsi di visione non scontati».

Lecco Film Fest è anche giovani e futuro

Quanto è importante essere al passo con la comunicazione che cambia in continuazione per trasmettere al meglio alle nuove generazioni e al pubblico il Lecco Film Fest?

Abbiamo sviluppato una comunicazione tradizionale, anche attraverso i social, ma è importante anche il racconto dei media nazionali impegnati sul territorio, che ci hanno permesso di portare al di fuori alcune esperienze e suggestioni. Sarebbe bello pensare ad una comunicazione maggiormente indirizzata ai giovani, abbiamo tentato qualcosa ad esempio incaricando una scuola di realizzare la sigla. È stata un’esperienza molto bella perché i ragazzi hanno portato il loro sguardo sul festival. Come lo sguardo che hanno portato addetti ai lavori, colleghi e critici che permettono di vivere appieno rapporti coltivati nel corso dell’anno. Anche insieme a loro, in questo modo, è possibile fare comunità».

Qual è il prossimo step del Lecco Film Fest per crescere ulteriormente?

IL’ambizione prossima è quella di osare ancora di più. Porre ancora più domande, in maniera ancor più netta, avendo intuito che il pubblico questa sfida la accetta e se partecipa è perché vuole proprio questo. Schiacceremo ancor di più il piede sull’acceleratore in questa direzione.

Nella foto don Davide Milani, foto di Karen Di Paola