Siccità a Lecco, senza acqua il Ponte delle tre arcate

In città a Lecco pochi ricordano un periodo di siccità così grave. Alcuni dicono che nel 1960 si verificò un fenomeno sinmile, altri che invece non è mai successo. Sta di fatto che il ponte delle Tre Arcate mostra le fondamenta e il fondo del lago è del tutto secco. Una situazione drammatica stando al dossier di Legambiente dedicato proprio ai Laghi Lombardi.

Dall’inizio del 2022 la pioggia è calata del 40 per cento

Secondo i dati ARPA, l’acqua piovana è calata del 40 per cento dall’inizio dell’anno e quindi nei laghi sono mancati oltre 5 miliardi di metri cubi da inizio anno. Per non parlare della neve quest’anno è scomparsa con oltre un mese e mezzo di anticipo e i ghiacciai perenni spariti. 

Il lago di Como è al minimo storico del periodo per quanto riguarda il livello dell’acqua e non ha più alcuna capacità di invaso, poiché il suo livello si è ormai stabilizzato al minimo di regolazione.

“A farne le spese di questa condizione anomala sono in primo luogo i laghi prealpini, che funzionano da enorme serbatoio, il cui rilascio è gestito dagli enti regolatori che manovrano le dighe degli emissari modulando la portata dei grandi fiumi: Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio, per rispondere ai fabbisogni dei grandi utilizzatori idrici e in particolare dei consorzi irrigui – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Le acque dei bacini idroelettrici montani sono ben al di sotto della loro capacità. Ma è un’acqua preziosa i cui rilasci vanno gestiti con grande attenzione, perché siccità e caldo potrebbero presto rendere critica l’alimentazione della rete elettrica. Non è dunque per nulla facile scegliere di regolare lo svuotamento delle dighe per fare arrivare a valle l’acqua necessaria all’agricoltura o per sostenere gli ecosistemi fluviali. Stiamo già assistendo a conseguenze nefaste di questa situazione: concentrazione di inquinanti, eutrofizzazione e surriscaldamento dell’acqua che, con il procedere della stagione, rischiano di determinare morie generalizzate della fauna ittica».

Inquinati per la siccità Esino, Meria e Borgo Francone

La Goletta dei laghi ha poi riscontrato una concentrazione più elevata di batteri fecali, indice di una mancata depurazione dei reflui urbani, in particolare nei pressi di foci di torrenti o in prossimità di canali scolmatori, come nel caso del lago di Como. Risultano fortemente inquinati la foce del torrente Cosia, accanto al monumento di Alessandro Volta, il torrente Albano a Cosio, il torrente Esino a Perledo, il Meria a Mandello del Lario, che negli anni scorsi rientravano nei limiti di legge, mentre “inquinato” è risultato il canale Borgo Francone a Colico.

In 17 anni di campagna attraverso i laghi, Goletta ha spesso denunciato che le cause principali dell’inquinamento dei bacini lacustri riguardano i servizi di fognatura e depurazione, le cui prestazioni rimangono ben lontane dagli obiettivi previsti dalla normativa ambientale europea. La mancanza di infrastrutture o l’inadeguatezza delle tecnologie per la depurazione coinvolge anche i laghi, ricevendo questi ultimi, acque contaminate da batteri fecali spesso provenienti dai comuni dell’entroterra.