Protesta all’ex Legler, interviene Italia al centro

Gli otto dipendenti del gruppo Legler della sede di Calolzio questa mattina, 2 agosto, hanno manifestato davanti alla sede del punto vendita nel presidio organizzato da Cgi.

“Ridateci il nostro lavoro”, “Ridateci la nostra dignità!”, “Vogliamo i nostri soldi”, questi gli slogan che si sentivano e leggevano sui drappi bianchi esposti. La protesta nasce dalla liquidazione dell’ormai ex Legler, quando il ramo tessile dell’impresa cessa, lasciando a casa i dipendenti. Ora parrebbe essersi fatto avanti un soggetto cinese, per riaprire alcuni punti vendita, Calolzio incluso, senza che si disponga di ulteriori dettagli. Quello alimentare – cui afferiscono i 19 lavoratori in presidio – ha registrato invece l’avvicendamento di due società parte della stessa Holding, Armonie e Sinergie, fino al primo giugno quando avrebbe dovuto concretizzarsi un terzo passaggio ad altra impresa, che si sarebbe poi sfilata, a fronte della situazione di affitti e utenze arretrate per diverse migliaia di euro. «Ieri ci hanno informati di una probabile riapertura a settembre: ben venga. Per noi è importante avere i soldi. Altrimenti cosa facciamo? Andiamo a rubare o facciamo altro? C’è chi vive da solo e ormai non arriva alla fine del mese. Siamo arrivati al limite», dicono i dipendenti.

«Apprendiamo dai nostri rappresentanti del Calolziese e dalla stampa locale della grave situazione che queste lavoratrici stanno affrontando – commenta Andrea Secchi coordinatore provinciale di Italia al Centro – nei prossimi giorni cercheremo con loro un incontro per ascoltare le loro storie. Ci stiamo già muovendo a livello istituzionale chiedendo di intervenire rapidamente per garantire i diritti dei lavoratori. Soprattutto per quanto riguarda gli stipendi arretrati, è impensabile questa situazione di stallo, ancor di più in un periodo storico come questo. Siamo vicini ai dipendenti in difficoltà e auspichiamo che tutta la comunità Calolziese e non solo possa dimostrare la solidarietà che fa parte del nostro DNA».