L’Ocse denuncia la carenza di infermieri, a Lecco media bassa

L’Ocse nel suo ultimo rapporto “Health at a glance 2022 “, appena pubblicato, denuncia la carenza di infermieri in Italia. Rispetto alla media il nostro Paese ha infatti due infermieri ogni mille abitanti in meno, che si tradurrebbe in base alla popolazione Istat a inizio 2022 in una carenza di quasi 118mila infermieri su 6,2 su mille abitanti. Un numero che con l’aumentare dell’età media e la necessità di prendersi cura di un numero sempre maggiore persone affette da patologie croniche o non autosufficienti è assolutamente esiguo. Ciò che ancor più preoccupa è il dato di neoiscritti in provincia di Lecco. A fronte di un numero di 17 neolaureati ogni 100.000 abitanti nella media italiana, in provincia sono solo 7,21.

La valutazione viene dall’Organizzazione delle Professioni Infermieristiche lecchesi che nelle scorse settimane si è riunita in assemblea. «Gli infermieri costituiscono la categoria più numerosa di operatori sanitari in quasi tutti i paesi dell’Ue. Il ruolo chiave che svolgono nel fornire assistenza negli ospedali, nelle strutture di assistenza a lungo termine e nella comunità è stato nuovamente evidenziato durante la pandemia Covid-19. Le preesistenti carenze di infermieri sono state aggravate durante i picchi dell’epidemia, in particolare nelle unità di terapia intensiva, ma anche in altre unità ospedaliere e strutture di assistenza a lungo termine» spiega il rapporto Europeo.
Ma gli infermieri mancano in tutti i paesi dell’organizzazione (specie in quelli UE) soprattutto in Italia e in Spagna.
«Come avevo già evidenziato nella lettera aperta inviata ai candidati lecchesi al Parlamento, senza interventi concreti rischiamo l’estinzione della categoria. E la forte carenza infermieristica non è un problema della professione, ma di tutta la comunità, perché va a minare la qualità delle cure – ha spiegato Fabio Fedeli presidente di Opi Lecco – Quanto emerge dal rapporto stilato dall’Ocse purtroppo non sorprende: sono ormai anni che la professione infermieristica è in sofferenza nel nostro Paese e l’emergenza Covid ha dato maggiore evidenza al problema, oltre ad aggravarlo. Per risolvere la questione non basta pensare di aumentare i posti messi a bando dalle Università per il corso di laurea in infermieristica. Occorre anche valorizzare la formazione post-laurea e riconoscere le competenze acquisite con i percorsi di formazione universitaria, dando la possibilità di una carriera nel campo della clinica: aspetti questi che in alcune realtà estere sono tenuti in considerazione e non a caso abbiamo assistito anche a una forte emigrazione di colleghi negli ultimi anni. Infine, è necessario adeguare i modelli organizzativi valorizzando le professioni sanitarie, adeguare il numero del personale di supporto, contrastare il fenomeno della violenza sugli operatori sanitari».