In ricordo della Frana di Bindo, si pensa alla cura del territorio e al lavoro dei Forestali

Il 1 dicembre del 2002 vent’anni fa, alle tre del mattino, un milione e 200mila metri cubi di terra franarono nella Pioverna a Bindo vicino a Primaluna in Valsassina, distruggendo 17 abitazioni 7 aziende, lasciando 20 case inagibili con 370 residenti della frazione senza più casa. Nessuna vittima perché le case furono evacuate il giorno prima grazie all’allarme dato dal corpo Forestale. Ieri è stata infatti una giornata di ricorso, con la fiaccolata organizzata in serata a Bindo in ricordo di quella tragedia, ma anche una giornata di riflessione sulla mancata cura del territorio che porta a disastri come quello e come questo di Ischia.

«Noi non dimentichiamo quella tragedia – ha detto Giacomo Zamperini, capogruppo di Fratelli d’Italia a Lecco – Occorre investire sempre più risorse per curare il nostro territorio e prevenire il rischio di dissesto idrogeologico».

Fanno eco alla riflessione gli uomini di Federazione Rinascita Forestale che spiegano come, quella volta, grazie al lavoro del Corpo Forestale dello Stato non ci furono vittime. «In quest’ultimo periodo si parla dei lavori di sistemazione idraulico forestale del Corpo forestale dello Stato e si dice che ormai il CFS non faceva più queste opere e che i disastri sarebbero comunque accaduti – spiegano – Per alcuni versi è vero ma del lavoro di prevenzione e del presidio del territorio svolto dalla Forestale, vorrei portare una personale testimonianza. In quell’occasione della frana di Bindo gli uomini del Corpo forestale dello Stato hanno fatto la differenza nel salvare le vite umane».

Dal libro “Il silenzio di domenica mattina”, emergono chiare le testimonianze di due “eroi normali”, Enzo Colli e Silvio Spinelli del Comando Stazione del Corpo forestale dello Stato di Margno. Lo racconta Antonio Ali del CFS: «Gli agenti del Corpo forestale durante un perlustramento a piedi dopo le piogge intense dei giorni precedenti, arrivati in cima alla montagnola, si accorsero del pericolo, in particolare notarono delle evidenti crepe nel terreno segno di un imminente distacco franoso. Grazie all’esperienza e alla conoscenza del territorio si fecero promotori verso le istituzioni e il 30 novembre del 2002, con il sindaco di allora, fecero evacuare le case poi travolte dal fango il giorno dopo».

«Anche nei giorni successivi come agenti della forestale fummo impiegati per presidiare i luoghi, e forte era il sentimento di rispetto e ammirazione per la Forestale, gli abitanti di Bindo, dopo una prima e comprensibile voglia di non lasciare le proprie abitazioni, furono evacuati passando la notte nella palestra appena di fronte le loro case. Questa prima reticenza si trasformò in sollievo per la morte scampata, quando il giorno dopo all’alzarsi della nebbiolina mattutina a fatica cercavano di capire dove fossero le loro case, e pure erano state sempre lì di fronte. Con profondo dolore le case non vi erano più e al loro posto un milione di metri cubi di terra e fango.

La Protezione civile ha fatto il punto sulla prevenzione a Barzio

Vent’anni dopo la frana di Bindo, il sistema di protezione civile provinciale di Lecco ha fatto il punto su cosa è cambiato nell’ambito della previsione e della prevenzione del dissesto idrogeologico. Tanti i passi avanti, hanno spiegato gli esperti, ma avvenimenti come quelli di Ischia dimostrano che molto resta ancora da fare. «Questa mattina a Barzio sono intervenuto al convegno organizzato dalla Comunità Montana Valsassina Val Varrone Val d’Esino e Riviera per ricordare il ventennale della frana di Bindo – ha detto Pietro Foroni, assessore regionale alla Protezione civile – Ho ribadito l’importanza del ruolo del nostro sistema regionale di Protezione civile, oggi molto più preparato ed addestrato nella gestione di situazioni emergenziali di questo tipo. A loro va il nostro più sentito ringraziamento per il loro prezioso operato».