«Silvia Zani ha e aveva una piena capacità di intendere e volere nel momento in cui ha ucciso la madre. Per tutti e tre, Silvia, Paola e Mirto Milani (fidanzato della prima e amante della seconda,ndr) non abbiamo a che fare con patologie di tipo psicotico». Lo ha detto in aula a Brescia durante l’udienza della Corte d’Assise per l’omicidio di laura Ziliani, la mamma cinquantacinquenne di Temù, lo psichiatra Giacomo Filippini, perito nominato dalla Corte che ha analizzato i tre imputati in questi mesi. I tre hanno sostenuto di aver ucciso la madre perché convinti che lei volesse avvelenarli, salvo poi ritrattare questa versione. Non hanno mai chiesto scusa nè espresso pentimento, hanno solo iniziato un percorso di rielaborazione di ciò che hanno commesso. Questa la certezza emersa non solo dalle parole del perito ma anche dei consulenti di parte che – tutti – hanno concluso per la piena capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio. Ha aggiunto Filippini: «Sussiste la concreta possibilità che si sia trattato di una sorta di linea difensiva preordinata concordata dai tre e sostanzialmente mantenuta ferma fino ad oggi. Escludo serenamente che si potesse trattare di convinzioni deliranti».
Mirto per prima era “crollato”, confessando il delitto in realtà ad un compagno di cella. In quel modo aveva innescato le confessioni delle due ragazze delle quali prima Silvia e poi Paola iniziarono a prendere le distanze da lui. In verità il movente che, secondo l’accusa e la Parte civile, sembrerebbe più economico, legato alle molte proprietà della madre e alla mancanza di empatia con lei, non è ancora stato accertato. E proprio il ruolo di Mirto, laureato in psicologia, cantante con voce bianca conosciuto anche a Calolziocorte e Olginate per concerti organizzati in chiesa con la madre, era stato il perno della vicenda. Alla fine gli psichiatri hanno concluso che il giovane ha solo una incapacità di adattamento al carcere ma non certo per questo è malato e così le ragazze che in cella si sono divise e stanno frequentando un programma psicoterapeutico fisso.
Ricordiamo che i tre uccisero Laura Ziliani la sera della festa della mamma, il 7 maggio 2021, nella casa di Temù dove la donna si rifugiava spesso. La strangolarono mentre dormiva dopo averle somministrao benzodiazepine e poi la occultarono sulle rive del fiume Oglio. Fecero credere che fosse scomparsa in un incidente in montagna e quando il cadavere emerse la verità venne a galla. Furono quindi arrestati. Fu dunque poi Mirto a far saltare il castello di bugie e confessare. La prossima udienza fissata per il 26 settembre vedrà impegnata la Pm Katy Bressanelli nella requisitoria. Le repliche delle altre parti il 28 novembre e la sentenza subito dopo.