Cnsas, torna il past all’Alpe Caprecolo in ricordo anche delle vittime della Marmolada

«Li ricordiamo ogni giorno, in tanti modi diversi, i nostri soccorritori che non ci sono più e con i quali abbiamo condiviso esperienze, drammi, vicende di vita: quello di ieri a Premana, all’Alpe Caprecolo, è stato di certo uno dei momenti più intensi». Così dopo due anni di ferma dovuta alla pandemia, i responsabili del Soccorso alpino e speleologico lecchese hanno parlato della tradizione del “past”, la condivisione di un pasto con la comunità locale. La giornata, organizzata già da tempo, cade a pochi giorni dalla tragedia della Marmolada e quindi durante la messa, celebrata da don Mauro Ghislanzoni, parroco di Premana, accanto ai volontari scomparsi sono state ricordate anche le vittime della tragedia.

Circa 400 i soccorritori presenti

Tantissime le persone presenti, circa quattrocento, arrivate per condividere un momento conviviale ma soprattutto per cementare lo spirito di squadra: tra loro, i vertici del Soccorso alpino, con il presidente regionale lombardo, il lecchese Luca Vitali; il bergamasco Danilo Barbisotti, già presidente regionale del Cnsas; il dottor Mario Cerino, direttore delle AAT (Articolazioni Aziendali Territoriali) del 118 di Lecco; il dottor Mario Milani, direttore nazionale della SNaMed (Scuola nazionale medica alpina del Cnsas), accanto ai tecnici e agli operatori della Stazione di Valsassina – Valvarrone, con il loro capostazione Alessandro Spada, e insieme ai soci emeriti del Soccorso alpino. Ha commosso la presenza dei familiari dell’indimenticato Gian Attilio Beltrami, una delle figure più importanti del Cnsas, assai noto nel mondo del soccorso e dell’alpinismo e il vice delegato della XIX Lariana, Francesco Foti. C’erano anche i rappresentanti delle istituzioni e delle autorità locali, tra cui alcuni sindaci e la presidente della Fondazione comunitaria del Lecchese, Maria Grazia Nasazzi.

Il past è una tradizione di Premana, un modo civile, intelligente e anche molto piacevole che gli antichi abitanti della zona avevano trovato per risolvere le controversie, mangiando insieme una gustosa minestra di riso cotta in grandi paioli di rame, che nel passato veniva servita con carne di pecora, mentre adesso si usa il manzo; la quintessenza della saggezza alpina. Un ringraziamento speciale va quindi agli organizzatori, in particolare ad Alessandro Spada e a Ugo Gianola per avere riunito centinaia di persone, unite dall’attenzione ai bisogni della comunità e dalla passione per la montagna.