Civate: si brucia la Gibiana

L’ultimo giovedì del mese è la notte della Gibiana.
Si tratta di una ricorrenza che si ripete da anni. Secondo la storia una strega, la Gibiana appunto, uscirebbe dai boschi l’ultimo giovedì di gennaio per rapire e mangiare bambini.
Per scacciarla bisogna appiccare un grande falò nelle piazze centrali dei paesi. All’interno del rogo, viene
allestito un fantoccio con le sembianze della strega. Il fuoco esorcizza la strega cattiva e caccia
l’inverno, oltre a portare buon auspicio per i raccolti.

La tradizione torna anche a Civate, dopo la pandemia. Il folkloristico evento è reso possibile grazie
alla disponibilità dei volontari di ViviCivate, che da alcuni anni si occupa di creare momenti di aggregazione per la cittadinanza.
L’appuntamento ha richiamato curiosi anche dai paesi vicini e dal capoluogo. In Centinaia
hanno preso parte al corteo che dal Municipio si è snodato per le vie del centro, con destinazione finale l’oratorio. Un vero e proprio processo alla strega, con boia vestiti di rosso e inquisitore. Lungo il percorso i presenti sono stati chiamati a fare confusione con tolle, fischietti, pentole.

In oratorio, l’inquisitore ha rivolto le accuse nei confronti della strega, ma alcuni bambini hanno preso le
sue difese, sostenendo che fosse solo un capro espiatorio a cui indirizzare le sfortune degli ultimi tempi.
L’uomo, convinto dai bimbi del paese, decide di risparmiare la strega ma di bruciare il fantoccio, addossandogli le colpe del magro inverno.
Quest’anno i bambini hanno creato dei bigliettini su cui hanno scritto i brutti pensieri da scacciare. I foglietti sono stati raccolti e bruciati nel fuoco.

Finito il rogo, l’oratorio ha accolto tutti per la cena a base di risotto e salsiccia e vin brulè.

“Con questo falò abbiamo bruciato la negatività del passato. Ci piace riproporre questo evento ogni anno, alla gente piace ritrovarsi”-Affermano dall’organizzazione-

La storia racconta che la strega in passato girasse di casa in casa a Civate per far spaventare i bambini.
A un certo punto però, presa da un momento di distrazione, si sarebbe fermata alla finestra di una signora intenta a cucinare il risotto, incurante del fatto che stava per sorgere il sole che la avrebbe uccisa, proprio come avviene per gli zombie.

“Siamo in quindici volontari questa notte. Per appiccare il rogo di solito recuperiamo tante cassette di
legno. Il corpo del fantoccio viene invece realizzato con strati di carta pesta e colla vinavil,
poi dipinto e imbruttito. Il vestito viene fatto con stracci di stoffa”-Hanno proseguito gli organizzatori-

Presente anche il Primo cittadino Angelo Isella: “Molto emozionante, è bello vedere questi bimbi, non mi aspettavo così tanta partecipazione. Speriamo che questi bambini, una volta cresciuti, possano a loro volta tramandare questa usanza. E’ molto importante mantenere le tradizioni, penso anche al dialetto. Saper riconoscere la propria identità aiuta nel confronto con le altre culture in questo mondo globalizzato”

Il fracasso di tamburi e fischietti e le urla giocose dei bambini hanno così scacciato la brutta stagione, in attesa di una nuova primavera.