Carenza di medici e infermieri a Lecco, il sindaco difende i lavoratori

«Vi chiedo di ascoltare i professionisti sanitari, dopo anni di fatica e senso di abbandono, perché dopo la pandemia a molti proclami non sono seguiti riconoscimenti concreti. Serve un cambio di rotta deciso, altrimenti la carenza attuale di professionisti infermieri rischia di trasformarsi in totale assenza». Con queste parole il sindaco di Lecco Mauro Gattinoni ha rimarcato un problema endemico in Italia ma che a Lecco vede numeri ancora più bassi.

Mediamente nei 38 Paesi che fanno parte dell’Ocse si contano 8,8 infermieri ogni mille abitanti, in Italia invece la media scende a 6,2, a Lecco e provincia precipita a 6 con i poco più di 2mila iscritti all’Ordine delle professioni infermieristiche di Lecco. Chi al momento è restato al proprio posto nelle corsie degli ospedali o nelle stanze di Rsa e case di riposo è allo stremo. Per questo in molti stanno alzando bandiera bianca e si dimettono, anche senza alternative. E i rimpiazzi non arrivano dai concorsi.

La lettera ai candidati del delegato e l’appello del sindaco

A lanciare un appello che Gattinoni sposa in pieno è stato Fabio Fedeli, presidente dell’OPI Lecco – Ordine delle Professioni Infermieristiche, che in una lettera accorata si è rivolto a nome di tutti gli #infermieri ai candidati del territorio alle prossime elezioni politiche del 25 settembre. «La condizione dei nostri infermieri è al limite: stress, aggressioni e fenomeni di violenza, mancanza di possibilità di progressioni di carriera, abbandono professionale o decisione di lasciare l’Italia per trovare migliori condizioni di lavoro all’estero L’eliminazione del numero chiuso o l’aumento dei posti all’università non sarà sufficiente a risolvere questa situazione».

«È necessario, urgente, ridisegnare la #sanità: come Sindaci di centrosinistra l’abbiamo detto durante i mesi più bui della pandemia e pubblicamente in occasione della discussione sulla Riforma della Sanità di Regione Lombardia – ha scritto Gattinoni – La carenza della medicina territoriale, le lunghe liste di attesa e le complicazioni nelle prenotazioni di visite o interventi, la difficoltà di accesso (e di permanenza) alle professioni sanitarie devono trovare risposte rapide e concrete. Risposte che invoglino i #giovani a scegliere queste professioni e a non abbandonarle, che portino al giusto rapporto infermiere-assistito, che adeguino il numero dei professionisti sanitari riconoscendone e valorizzandone le competenze. Un ruolo, il loro, che sarà ancor più prezioso con la nascita delle “Case di Comunità”, luoghi d’integrazione del sanitario e del sociale che dovranno affiancare l’imprescindibile presenza dei medici di base nei quartieri e nei rioni, in una rete di sanità di prossimità capace di rispondere ai bisogni sempre maggiori degli anziani, dei fragili, delle persone con disabilità o condizioni di cronicità. Una #rete che affianchi le famiglie e non lasci nessuno solo. Ascoltiamo i nostri infermieri: per una sanità a misura delle esigenze del cittadino, per la dignità del lavoro preziosissimo che svolgono ogni giorno».