Il sentiero per Campo de Boi è diventato una strada agro silvo pastorale, il bosco ora risulta diviso in due. Molti alberi sono stati tagliati per realizzare questa nuova opera e, il risultato è lì da vedere: non c’è più la natura incontaminata che si poteva osservare fino a qualche mese fa. A riguardo pubblichiamo una considerazione caricata sui social dalla collega in pensione Maura Galli, per anni al quotidiano La Provincia, profonda conoscitrice del territorio e amante di natura e montagna.
Che disastro hanno fatto a Campo de Boi.
“Lecchesi, avete visto? Ci siete saliti quest’estate dalla Rovinata? Andateci.
Le foto che allego non rendono affatto, non sono neanche sufficienti a documentare lo stupro del bosco.
Due strade ampie su percorsi diversi con anse che finiscono contro tronchi a sbarramento, tracce di sentieri slargati che finiscono nel nulla, grandi alberi sradicati con le radici all’aria, cataste di legna. Non sono nemmeno riuscita – non ne ho avuto cuore -a percorrere tutte le strade e le tracce di bosco divelto su cui regna un disordine che confonde: vai e non sai che direzione prendere, non sai dove ti porta e dove sbucherai.
Un groviglio di potenziali tracciati senza capo né coda, con la (il)logica della periferia urbana più contorta.
Tutto per l’insensibilità, l’arroganza, la rozzezza e la stupidità della guerra tra privati – quelli che vogliono la nuova strada e i proprietari del bosco con casa a Neguggio che contestano il tracciato sui loro terreni.
Tutto per l’ignavia del Comune, delle associazioni ambientaliste, non parliamo della Comunità montana.
Ora, le tracce e le strade “sbagliate” – almeno quelle – vanno cancellate con il ripristino del verde e la ripiantumazione (già, e chi ha la forza di imporlo? E poi, chi paga?).
Oppure nemmeno questo è dovuto visto che – come sostiene il Comune – trattasi di bega tra cittadini che avrebbero tutto il diritto di spianare il bosco perché i terreni sono i loro?
D’altro canto anche a Morterone sta succedendo la stessa cosa: qui è addirittura il Comune ad avere progettato una strada (una “pista tagliafuoco”, ma chi vogliono prendere in giro?) che violenta il bosco e che dovrebbe arrivare su su, quasi fino al rifugio Azzoni.
Non c’è salvezza”.
