Chicco Testa e Diego Gavagnin al Poli con il Rotary di Lecco per parlare di energia

Lunedì 27 marzo si è concluso il ciclo di due incontri dedicati al tema dell’energia organizzati dal Rotary Club Lecco: un service per le istituzioni, per gli imprenditori e per la popolazione del territorio lecchese. L’aula magna del Politecnico di Lecco ha ospitato, nel secondo incontro, due grandi esperti: Chicco Testa e Diego Gavagnin.

Muovendo da posizioni diverse, entrambi hanno sottolineato come un po’ tutti i Paesi d’Europa si sono ritrovati impreparati ad affrontare una crisi che nessuno si aspettava e che ha spinto tutti, pur con tempi e processi decisionali diversi, a riorientare le strategie di produzione e approvvigionamento, dando vita a scelte di transizione energetica più drastiche e strutturate. In particolare, in Italia, secondo i relatori, siamo stati più bravi perché siamo stati capaci di ridurre i consumi senza troppi indugi, fortunati perché abbiamo avuto un inverno molto mite e generosi perché abbiamo speso oltre 70 miliardi di euro per affrontare il cosiddetto “caro bollette”.

L’impreparazione ad affrontare crisi inaspettate ha radici culturali profonde come la convinzione che le risorse energetiche siano infinite, e di conseguenza, politiche, perché i governi non hanno più pensato a costituire stoccaggi oppure fonti alternative a quelle normalmente usate: il basso costo dell’approvvigionamento ha reso un po’ tutti miopi.

In Italia, in particolare, ciò è vero a partire dall’esaurirsi della spinta dell’Eni di Mattei a cercare nuove fonti e a creare nuovi centri di trivellazione in tutto il mondo, pur tuttavia le reazioni sono state rapide ed efficaci nel breve periodo. Altro discorso vale per il lungo periodo, nel quale occorre compiere un’analisi realistica delle fonti alternative e delle scelte conseguenti: infatti, la richiesta di gas, petrolio ed elettricità è in costante e accelerata crescita, soprattutto dell’area asiatica. Ciò sta creando nuove dipendenze poiché la transizione energetica dai combustibili fossili all’energia pulita – ad esempio la mobilità elettrica – nel breve periodo aumenterà paradossalmente la richiesta di combustibile fossile per produrre l’elettricità necessaria, in mancanza di batterie di stoccaggio dell’energia elettrica, sia nella mobilità sia nelle case.

Uno scenario pessimista, dunque? Abbastanza, secondo i relatori, anche se essi non escludono – proprio nel nostro Paese – la possibilità di salti tecnologici decisivi, stante l’abbondanza e la bravura di ricercatori nelle università e negli enti dedicati, sia pubblici sia privati. Ancora, un aspetto significativo riguarda il progressivo maggior peso degli investitori privati nel settore energetico, in particolare nell’ambito nucleare, con investimenti di imprese italiane energivore in piccole centrali nucleari nei paesi confinanti (Svizzera, Slovenia) dove ciò è possibile.

Infine, entrambi i relatori hanno mostrato perplessità sulle decisioni di transizione ecologica assunte con regolamenti comunitari (vedi stop ai motori endotermici in Europa entro il 2035) oppure drogando il mercato delle fonti rinnovabili con il sistema degli incentivi, ricordando tra l’altro che il materiale per allestirle è proveniente dall’estero, in particolare da paesi come la Cina e gli USA: un altro probabile elemento di dipendenza in più!